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Chi ormai massacra persino le parole

Chi ormai massacra  persino le parole

Per trovare notizie su Carol Maltesi, bisogna digitare «pornostar». E sta qui l'errore, oltre che nel suo massacro. È vero che questa donna di ventisei anni, aveva due vite: una nella realtà e una sui social, dove si esibiva con il nome d'arte di Charlotte Angie. Ma stupisce che dopo la sua morte, tutti abbiano deciso di far sopravvivere solo Charlotte e tutti abbiano deciso di dimenticarsi di Carol. Che invece era metà olandese e metà italiana, era cresciuta a Sesto Calende, in provincia di Varese, aveva genitori separati ma presenti e amorevoli, aveva scelto di trasferirsi a Milano e di fare la commessa in una profumeria fino a quando, durante il lock down, si era data al mondo dell'hard; a vent'anni aveva avuto un bambino con il quale non saltava mai una videochiamata (vive lontano assieme al suo papà) e che aveva portato a Disneyland non tanto tempo fa. Anche a quel viaggio erano serviti i soldi di Charlotte, la pornodiva. Ma sarebbero potuti servire anche a tutt'altro, non importa in realtà.

Ciò che importa è che questa etichetta «pornostar» appiccicata di continuo prima di entrambi i nomi, sia l'indicazione ideale per spedire lo sminuimento della sua morte e per contenere le colpe del suo assassino. Cosa facesse di mestiere, per scelta o necessità, è un'informazione che dovrebbe valere tanto quanto il fatto che avesse gli occhi scuri, o avesse praticato danza ed equitazione da bambina. L'ha uccisa un bancario quarantaseienne, vicino di casa ed ex fidanzato che l'ha usata da viva e da morta: nella carne, sui social, nella fantasia, sul telefonino (rispondendo ai messaggi dei suoi parenti per tre mesi). Un catorcio emotivo, incapace di viversi una donna ma capacissimo di massacrarla. L'ha ammazzata, l'ha tagliata a pezzi, sistemata in sacchi neri della spazzatura e tenuta in un congelatore per novanta giorni, prima di spargerla in un fossato a Paline di Borno, (Brescia). Altro che orrido. Ha scambiato, al posto di Carol, WhatsApp con il figlio, l'ex compagno, i genitori... con chiunque la cercasse. Ma poi, siccome la storia ha bisogno di parole per essere raccontata, lei è diventata la «pornostar» e lui l'«ex compagno», il «bancario in preda a un raptus» (come se un raptus potesse durare tre mesi). Come se la colpa di lei, per il mestiere che si era scelta, la rendesse un po' meno vittima. Come se non fosse lui il primo ad aver bisogno di certi siti per sentirsi normale. «Carol», «figlio di sei anni», «Disneyland»... Dovrebbero essere queste le parole chiave per cercare la storia di Carol. La mamma, commessa, con gli occhi scuri.

Massacrata.

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