Chiusa l'epoca dei sussidi a pioggia. Aiuti solo alle imprese che ce la fanno

Basta aziende zombie ma riforma degli ammortizzatori sociali. Confindustria: "Sarebbe errato allungare lo stop ai licenzianti"

Chiusa l'epoca dei sussidi a pioggia. Aiuti solo alle imprese che ce la fanno

La strategia che il premier Mario Draghi intende applicare per «fare uscire imprese e lavoratori dal disastro» è chiara: non più aiuti a pioggia, con tutti i rischi che ne possono conseguire, bensì mirati. «Dovremo proteggere tutti i lavoratori - spiega il presidente del Consiglio - ma risulterebbe un errore proteggere indifferentemente tutte le attività economiche. Alcune, infatti, dovranno cambiare, anche radicalmente. E la scelta di quali attività tutelare e quali accompagnare nel cambiamento è il difficile compito che il governo sarà chiamato ad affrontare».

Un riferimento chiarissimo al rischio di «imprese zombie», preoccupazione espressa dal premier mesi fa in un documento. Ma anche della Commissione europea che proprio all'ultimo Ecofin ha suggerito sussidi selettivi per la nuova fase di aiuti alle imprese. Una «politica economica espansiva», in sintonia con quanto fatto da Draghi alla Bce, ha commentato Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia, ex eurocommissario e presidente del Parlamento europeo.

Draghi non cita i ristori, nonostante il quinto decreto sia il primo appuntamento che dovrà affrontare. Ma fa un riferimento al rischio che la fine dello stop ai licenziamenti aggravi ulteriormente la situazione. «La diffusione del virus ha comportato gravissime conseguenze anche sul tessuto economico e sociale del nostro Paese. Con rilevanti impatti sull'occupazione, specialmente quella dei giovani e delle donne. Un fenomeno destinato ad aggravarsi quando verrà meno il divieto di licenziamento».

Nessun accenno alla conferma dello stop ai licenziamenti. Ma il riferimento è chiaro per il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, secondo il quale un nuovo blocco dei licenziamenti generale per «prendere ancora tempo» sarebbe «un segnale sbagliato» che rischia di sembrare un «invito alle imprese a rinviare ulteriormente riorganizzazioni, investimenti e assunzioni».

La riforma degli ammortizzatori, attesa da imprese e lavoratori, fa capolino nel discorso di Draghi quando spiega che saranno «centrali» le «politiche attive del lavoro. Affinché esse siano immediatamente operative è necessario migliorare gli strumenti esistenti, come l'assegno di riallocazione, rafforzando le politiche di formazione dei lavoratori occupati e disoccupati. Vanno anche rafforzate le dotazioni di personale e digitali dei centri per l'impiego in accordo con le Regioni. Questo progetto è già parte del Programma Nazionale di Ripresa e Resilienza, ma andrà anticipato da subito». Un approccio poco compatibile con il Reddito di Cittadinanza.

L'obiettivo «imprescindibile» è «l'aumento dell'occupazione, in

primis, femminile. La ripresa passa anche dalla formazione delle competenze «digitali, tecnologiche e ambientali». In modo che «sempre più giovani donne scelgano di formarsi negli ambiti su cui intendiamo rilanciare il Paese».

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