"Chiusi nella gabbia dell'euro voluta dalla sinistra mondiale"

"Non c'è una tecnica per tornare alle valute nazionali". Serve l'intesa di tutti. Ma gli eurocrati non la vogliono

"Chiusi nella gabbia dell'euro voluta dalla sinistra mondiale"

Professor Sapelli, Angela Merkel ha parlato di Europa a due velocità. Ma da tempo sono sempre più numerose le spinte verso la fine dell'euro. La cosa non dovrebbe sorprenderla.

«No perché sono sempre contrario all'euro, una specie di malattia. Sulla scorta delle teorie di tanti economisti tra i più accreditati, come Paolo Baffi, ho sempre creduto che un sistema di cambi fissi, con una moneta unica ma con tassi di produttività molto diversi, sarebbe stata una catastrofe». Giulio Sapelli, ordinario di storia economica all'Università Statale di Milano, è stato critico fin dall'inizio dell'euro con la Germania. E oggi non crede neppure più tanto alla possibilità di venirne fuori senza grossi traumi».

Colpa della Germania?

«Di certo tra i padri dell'euro ci sono ordoliberalisti tedeschi, che hanno spinto per estendere a tutti gli europei la Costituzione della Germania, imponendo dall'alto anche una forma economica».

Ora si parla di due velocità: può essere la soluzione?

«L'euro a due velocità è una stupidaggine. Penso che come è stata una follia entrare, così è facile fare follie uscendo. Il problema non è la moneta, ma il credito: bisognerebbe riuscire a separare il sistema dei pagamenti da quello dei crediti».

È il problema della conversione degli impegni finanziari denominati in euro?

«Sì, un problema enorme difficilissimo da risolvere. E siamo in questa situazione perché è stata creata per la prima volta una moneta senza uno Stato, provocando i disastri che sappiamo, con effetti tutti deflattivi, imposti dalla Germania per assicurarsi un surplus commerciale. Così Berlino drena risorse a tutta Europa e poi le trasferisce all'estero».

Ma professore, possibile che in 15 anni questa che pare un'evidenza non sia stata ostacolata dalle altre democrazie continentali?

«Il punto è che siamo governati dagli eurocrati. E l'eurocrazia è ormai un ceto sociale, sono migliaia di persone che vivono, programmano carriere e orizzonti reddituali e prosperano su questo inganno».

C'è un sistema per uscire dell'euro?

«No, tecnicamente non c'è nulla. È una gabbia. Gli unici in Italia che possono elaborare qualcosa di serio sono i professori Paolo Savona e Giuseppe Guarino».

Quindi le posizioni antieuro sono solo elettorali.

«Le posizioni politiche si capiscono bene: c'è l'inversione della rappresentanza. Chi ha voluto l'euro è stata la sinistra internazionale, dai Delors ai Blair, con Clinton e fino a Prodi; la socialdemocrazia tedesca e l'azionismo italiano dei Ciampi e Padoa Schioppa. Ma così questa sinistra ha condannato alla povertà la classe media, nella sua definizione americana, cioè con dentro anche gli operai. Insomma, tutta la gente onesta. Quindi ora non la può più rappresentare. Chi ci può pensare? La destra moderata. Ecco perché hanno fatto fuori Berlusconi, nel 2011. E direi che lo stesso è appena accaduto a Fillon: i magistrati francesi hanno fatto un piacere agli eurocrati».

Siamo chiusi in gabbia.

«Ci sarebbe un metodo tecnico per lasciare l'euro, ma richiederebbe la cooperazione di tutte le Banche centrali e di tutti i governi. Tutti seduti introno a un tavolo con l'obiettivo comune di ridenominare ogni attività nelle valute nazionali. Accompagnando per un periodo anche lungo la doppia circolazione, dell'euro e della nuova valuta. Al momento è una prospettiva auspicabile, ma irrealistica».

Non sarebbe l'euro a due velocità ipotizzato dalla Merkel?

«Merkel non ha mai parlato di

euro a due velocità. Ha accennato a una cosa più complessa: un sistema di alleanze politiche europee differenziate su singoli temi. Ma non si dimentichi che Merkel non ha un pensiero strategico, pensa solo alle elezioni».

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