nostro inviato a Lignano Sabbiadoro (Udine)
Un grande cartello pubblicitario promette un concentrato di emozioni per Ferragosto. Tre serate. E un carosello di artisti per incendiare il cuore dell'estate. Ma le luci del «Kursaal» sono spente. Ormai è un contagio: linea dura, senza se e senza ma. «La salute dei nostri ragazzi viene prima di tutto», ripetono a Udine in questura. E cosi la discoteca più frequentata dai giovanissimi in questo spicchio di Friuli è stata chiusa per 15 giorni. E può dire addio alle celebrazioni in pompa magna di mezza estate. Insomma, il «Kursaal» come il «Cocoricò», Lignano come Riccione.
Due gli episodi contestati: il 26 luglio una ragazzina si è sentita male dopo aver acquistato droga da uno spacciatore all'interno del locale; successivamente un giovane è stato medicato al pronto soccorso, al termine di una rissa. Cosi è scattato il provvedimento. che divide l'opinione pubblica. «La prossima volta che qualcuno vende droga nei bagni di una scuola – nota ironico l'avvocato Renato Fusco chiamato a tutelare gli interessi del Kursaal – che facciamo, chiudiamo anche quella?». Fusco prova comunque a salvare i giorni più importanti della stagione e ha presentato a razzo ricorso al Tar, chiedendo la sospensiva del provvedimento. Che avrebbe gambe esili e malferme. E servirebbe soprattutto per rassicurare l'opinione pubblica.
In Italia questa estate sul banco degli imputati sono finiti i locali dello sballo e ormai dalla Romagna al Salento è tutto un puntare il dito contro le discoteche: diventa persino difficile separare la sostanza dalle suggestioni. Morti sospette. Malori. Pastiglie di ecstasy, o contenenti altre sostanze nocive, vendute in dosi industriali a minori che sfidano la morte con la beata incoscienza dei loro 15-16 anni. I gestori dei locali ribattono di essere vittime pure loro di commerci senza scrupoli, ma l'indignazione sale, come la marea, inarrestabile, e basta un episodio, magari letto e commentato senza conoscere tutti gli elementi, per scatenare l'effetto domino. Che può facilmente sfuggire di mano. Riccardo Badolato, titolare del «Kursaal», si appella al Tar: «Speriamo nella giustizia. Questo provvedimento ci è stato notificato all'improvviso, senza neanche interpellarci, dopo vent'anni di attività in cui non era mai successo niente. Ma noi che possiamo a fare se qualcuno, approfittando del clima di festa, propone agli altri ragazzi pastiglie pericolose?». E però Badolato fa i conti con la chiusura: «Qui lavorano quaranta persone e ora il loro lavoro è a rischio». Disc jockey, camerieri, buttafuori.
Lui non dispera: «Ho appena saputo che il Tar della Liguria ha annullato il provvedimento con cui il questore aveva chiuso per motivi di sicurezza Le Vele di Alassio. Una vicenda che ha delle analogie con il nostro caso». E la psicosi che è scoppiata in Italia dopo la tragedia di Riccione. «Noi – è la conclusione del patron del «Kursaal» - confidiamo nella giustizia».
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