Quirinale 2015

Gasparri: "Ci siamo divisi, ma senza drammi"

Il senatore di Fi Maurizio Gasparri: "I nostri franchi tiratori non sono stati più di 20, si potrebbero individuare facilmente"

Gasparri: "Ci siamo divisi, ma senza drammi"

Roma - «Mi auguro che Mattarella smentisca, con un profilo di terzietà e di garanzia, quanti nel centrodestra lo guardano con diffidenza perchè proviene da una sinistra Dc sempre ostica verso la nostra parte politica». Per la sua «anzianità di servizio», Maurizio Gasparri conosce bene il nuovo Capo dello Stato e con lui ha un'«antica consuetudine». Alla vigilia del voto decisivo gli ha telefonato. «Ho voluto spiegargli la posizione del partito, la critica verso il metodo di Renzi, che non riguarda un giudizio sulla sua persona. E mi è sembrato che si rendesse conto della situazione».

Quali segnali positivi Fi e il centrodestra si aspettano ora dal successore di Napolitano?

«Lui che è un giurista e anche il presidente del Csm, potrebbe dare impulso alla riforma della giustizia per affrontare una delle grandi emergenze del Paese. E avere un ruolo importante nel rapporto politica-magistratura, in modo che non sia la lottizzazione tra correnti a determinare il ricambio ai vertici degli uffici giudiziari, per il pensionamento di tante toghe in seguito alla nuova legge».

Secondo segnale?

«Un cattolico al Quirinale potrà avere grande peso nel contrastare l'attacco alla famiglia, legato al riconoscimento delle unioni gay e dell'adozione di bambini, come degli uteri in affitto. Lui che è stato anche ministro della Difesa e conosce bene il mondo militare potrebbe anche influire sulla vicenda dei nostri marò in India».

E sulla riforma elettorale? Parliamo del padre del Mattarellum.

«Paradossalmente, il capo dello Stato è stato eletto da un parlamento affollato di “abusivi”, dopo la bocciatura della vecchia legge da parte della Corte costituzionale di cui faceva parte. Mi pare che già Bersani solleciti un suo intervento sull'Italicum, ma un presidente della Repubblica non deve interferire nell'iter legislativo, salvo con le osservazioni al momento di promulgare una legge. Mi auguro che non si tenti di coinvolgerlo in maniera impropria. Un arbitro non si può trasformare in tifoso di una soluzione dell'altra».

Dopo le tensioni di questi giorni il Patto del Nazareno tiene ancora?

«É necessario varare la legge elettorale e non possiamo fare come i bambini che dopo aver litigato se ne vanno con il pallone. Certo, Renzi si è dimostrato inaffidabile, ripagando così una collaborazione che ci ha attirato molte critiche e ci ha penalizzato elettoralmente. Dunque, dobbiamo essere più guardinghi e meno generosi verso un Pd che, con il 34-35 per cento dei consensi, si è arrogato il diritto di scegliere i presidenti della Repubblica, delle Camere e della Corte costituzionale».

Come esce Fi da questa votazione, con almeno 37 elettori che non hanno rispettato l'ordine per la scheda bianca?

«Non benissimo, inutile nascondersi dietro un dito. Ma eravamo in 142, 105 sono state le schede bianche e, con i voti dispersi, credo che siano solo 20 i franchi tiratori. Hanno fatto male e si potrebbero individuare guardando le immagini di chi ha indugiato di più nel catafalco, ma non siamo spaccati».

Il centrodestra, però, sembra sempre più frantumato.

«L'unità oggi appare un'impresa, ma faticosamente dobbiamo cercarla. C'è stato l'incontro da Berlusconi e Alfano, la Lega sale nei consensi ma a che serve se non blocca la sinistra? Invece la somma, oggi matematica e non politica, dei nostri partiti non è molto lontana dagli avversari.

Questo conta».

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