Città in tilt e voli cancellati La protesta scatena il caos

Ma nelle zone colpite dal terremoto si lavora

Francesca Angeli

Roma Manifestazioni, sit-in, cortei flash-mob e occupazioni. Lotto Marzo ovvero uno sciopero globale che attraversa i continenti e 55 paesi per celebrare la giornata della donna e protestare contro violenza e discriminazioni. Certo ci si chiede perché dopo anni e anni di battaglie per conquistare un posto di lavoro alla pari con gli uomini ora molte donne, non tutte per al verità, ritengano che il modo migliore di chiedere ascolto sia non lavorare. «Se le nostre vite non valgono noi ci fermiamo», dicono dall'associazione Non una di meno tra le promotrici dello sciopero globale che, almeno in Italia, ha messo in ginocchio la mobilità di parecchie città ed ha anche costretto Alitalia a cancellare moltissimi voli per la partecipazione del personale alla protesta. Roma è stata paralizzata dallo stop di bus e metro e da una serie di cortei organizzati lungo tutta la giornata da lavoratrici, studentesse e associazioni e culminati con una manifestazione al Colosseo. A Milano marcia lungo le vie del centro, maratona, musica e spettacoli e traffico in tilt per una manciata di ore. E il sindaco Giuseppe Sala che promette «non finisce qui: faremo comandare le donne e non ce ne pentiremo». Si scende in piazza a Genova, Torino, Bologna per chiedere giustizia, parità di retribuzioni, per dire stop alla violenza di genere ma anche per protestare contro la riforme della scuola e del lavoro. È difficile non lasciarsi assordare dal profluvio di promesse e di impegni che in queste occasioni vengono moltiplicate da politici e governanti. A cominciare dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che invita a «promuovere e difendere le donne, i loro diritti, la loro tutela, il loro lavoro» e poi condanna il femminicidio «vera emergenza sociale». E il presidente della Camera, Laura Boldrini, che invoca una società «più giusta, più ricca, più progredita per tutti». Però questo governo e questo Parlamento che tanto promettono pochi giorni fa in sordina hanno ridotto il Fondo per il sociale da 311 a 99,7 milioni. Quasi 212 milioni in meno per un fondo che, guarda caso, finanzia i centri antiviolenza che sono il primo e in molti casi unico rifugio per le donne vittime di abusi in famiglia. Meglio meno chiacchiere e più fatti allora perché non basta regalare alle donne i musei gratis e il cinema a 2 euro e poi non a varare neanche un provvedimento strutturale a sollievo del carico di lavoro familiare. E anche sull'astensione dal lavoro come forma di protesta sono in molti ad esprimere forti perplessità. Coldiretti ad esempio che fa notare che «non si può scioperare nelle quasi 8.000 aziende agricole e stalle terremotate condotte da donne nel cratere del sisma». Nelle zone terremotate è un 8 marzo nel segno della difficoltà quotidiane.

La protesta ha attraversato Europa, Russia e Stati Uniti, Hong Kong e Pakistan e la Giornata senza donne ha avuto connotazioni diverse a seconda del contesto. Negli Usa ha assunto un profilo anti Trump mentre la protesta in Russia si è indirizzata verso tutto il genere maschile. «Duecento anni di uomini al potere: ora basta», la scritta sullo striscione che le manifestanti sono riuscite a piazzare sul muro del Cremlino.

All'Università di Instabul i manifestanti sono stati attaccati da un gruppo di persone, poi arrestate, al grido di Allahu Akbar mentre la marcia prevista ad Ankara è stata cancellata per lutto dopo che in un incidente stradale sono morte 7 persone dirette al corteo.

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