Giuseppe Conte per l'ennesima volta si riprende la scena televisiva e lancia il consueto appello a una collaborazione allargata. Un leitmotiv dal sapore paradossale per le forze politiche di opposizione che hanno sperimentato in questi mesi l'assenza di una reale volontà di dialogo e rispondono con sarcasmo al nuovo invito.
«Hanno già offerto disponibilità tante volte, ma poi non hanno mai accolto le nostre proposte e anzi mettono la fiducia... Ecco, anche questa volta non sono fiducioso», commenta Silvio Berlusconi parlando con i suoi collaboratori. Un riferimento non casuale visto che sul Dl Imprese proprio ieri il governo ha posto la questione di fiducia, tagliando così le gambe al dibattito. In mattinata, in una lettera al Corriere della Sera, il presidente di Forza Italia aveva lanciato un appello a rimboccarsi le maniche per ricostruire. «Il Paese deve essere unito, bisogna mettere insieme le migliori energie per sedersi intorno a un tavolo e costruire un progetto comune che guardi al futuro, alla rinascita».
Il centrodestra, insomma, crede poco che da Palazzo Chigi possa arrivare un cambio di marcia e una reale apertura. Matteo Salvini lancia una sfida al premier su due punti concreti: «Ha parlato di taglio della burocrazia e di riforma fiscale: ecco, la Lega ha già presentato in Parlamento due progetti di legge che mette a disposizione e su cui lo sfida. Proponiamo il modello Genova per azzerare la burocrazia e terminare tutte le opere pubbliche sospese e la flat tax per famiglie e imprese. Se ci ascolta fa il bene del Paese, se vuole insistere a far tutto da solo come ha fatto nei mesi passati fa il male dell'Italia». Chiude il cerchio dei leader Giorgia Meloni che contesta il reiterarsi della propaganda governativa. «Un'altra conferenza stampa mandata in diretta in contemporanea su più reti per dire che il governo farà tantissime belle cose. Milioni di italiani assistono basiti, chiedendosi con quale coraggio si facciano nuove promesse quando non sono ancora arrivate le risorse promesse due mesi fa. Per rendersi conto di quanto tutto questo sia surreale occorrerebbe, ogni tanto, uscire dal palazzo e dalle conferenze virtuali». Sempre da Fdi, con il capogruppo Francesco Lollobrigida, arriva la richiesta di «rilanciare l'elezione diretta del capo del governo, magari con una riforma presidenziale della Costituzione».
Lo scetticismo di Forza Italia è corale. Anna Maria Bernini riprende la parole del presidente del Consiglio: «Faremo, agiremo, daremo, coinvolgeremo. La conferenza stampa è stata ancora una volta coniugata tutta al futuro, dimenticando le macerie che il Covid ha lasciato e che il governo non è riuscito a rimuovere. Per cui sarebbe meglio che a palazzo Chigi ci fosse chi sa occuparsi del presente e non un Capitan Futuro che promette senza mantenere». Mariastella Gelmini fa notare come Conte abbia «parlato al Paese come se stesse presentando il suo programma di legislatura. Un tentativo di rilancio fuori tempo massimo. Forza Italia presenterà i suoi emendamenti, se fa sul serio lo dimostri con i fatti almeno questa volta». Mara Carfagna fa notare che «le opposizioni non sono state nemmeno citate. Chiudere la porta in faccia a chi si dice pronto a una collaborazione patriottica significa rafforzare gli estremisti e coloro che si preparano a cavalcare le rabbie sociali». Maurizio Gasparri invita il governo a «non chiudersi a riccio e ad ascoltare finalmente le istanze dei professionisti, una riserva di competenza che dà lavoro a centinaia di migliaia di persone», mentre Marco Marin giudica «kafkiana» la situazione che l'opposizione sta vivendo. «Conte continua a lodarsi.
Chiede collaborazione all'opposizione, ma non accoglie le nostre proposte e va avanti a colpi di assistenzialismo e statalismo. Una commedia dell'assurdo. Una situazione kafkiana. E gli italiani intanto continuano a non vedere un euro dal governo».
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