Guerra in Ucraina

Code di auto, donne e bambini: l'onda dei profughi in Moldavia. "Siamo al limite, l'Ue ci aiuti"

Nel punto in cui Danubio compie una curva a gomito in prossimità dell'Insula Cailor ad alcune decine di chilometri dall'estuario nel Mar Nero, si interseca il confine di tre stati: Romania, Moldavia e Ucraina

Code di auto, donne e bambini: l'onda dei profughi in Moldavia. "Siamo al limite, l'Ue ci aiuti"

Nel punto in cui Danubio compie una curva a gomito in prossimità dell'Insula Cailor ad alcune decine di chilometri dall'estuario nel Mar Nero, si interseca il confine di tre stati: Romania, Moldavia e Ucraina. Qui sorge il centro abitato di Giurgiulesti in territorio moldavo, un comune abitato da poco meno di tremila anime confinante ad est con l'Ucraina e ad ovest con la Romania in cui si trova l'unico porto fluviale del paese.

In questi giorni Giurgiulesti è uno dei punti di accesso dei rifugiati che provengono dal Sud dell'Ucraina, in particolare dalle città di Odessa e Mykolaiv. Odessa ad oggi è stata risparmiata dall'offensiva dell'esercito russo ma potrebbe essere il prossimo fronte mentre Mykolaiv è da giorni sotto attacco e, se dovesse capitolare, i russi avrebbero la strada aperta verso Odessa anche via terra. Per questo decine di migliaia di ucraini stanno lasciando le loro città per entrare in Moldavia e Romania. L'ingresso da Giurgiulesti è un'alternativa per provare a evitare le lunghissime code al confine più meridionale tra la Moldavia e l'Ucraina a Palanca e, in effetti, alla frontiera con l'Ucraina il traffico è scorrevole. Superati i controlli sono stati allestiti punti di prima accoglienza con viveri, bevande calde e un primo aiuto logistico in particolare per chi arriva a piedi. Da ieri infatti ci dicono che è in vigore una nuova legge che non permette agli autisti di bus ucraini di varcare il confine, perciò molte persone sono costrette a procedere a piedi. La situazione cambia però dopo pochi chilometri al confine tra la Moldavia e la Romania dove ci sono lunghe code di auto.

Qui ci imbattiamo in un gruppo di ucraini in attesa di entrare in Romania e proveniente da Mykolaiv: «La situazione in città è difficile, non sappiamo dove andare ma vogliamo raggiungere la Germania», ci dice Alona, una signora di mezza età. La maggioranza dei profughi sono donne e bambini. «Dove sono gli uomini?», chiediamo. «Sono rimasti per combattere», ci rispondono. Proprio in quel momento arriva camminando un uomo che è sceso da una delle automobili in fila, gli domandiamo perché non sia rimasto in Ucraina e ci dice di essere diabetico e di non potere combattere. Gran parte degli ucraini arrivano in Moldavia o Romania come primo approdo per poi recarsi in altri Paesi, in particolare dell'Europa occidentale dove hanno amici o parenti. Nessuna delle due nazioni era pronta ad accogliere un simile numero di profughi in un tempo così breve e il sistema dell'accoglienza, come ci spiega il senatore romeno Andrei Busuioc, è caotico e non molto organizzato, basato sull'attività di volontari e le Ong non hanno le strutture necessarie per fronteggiare l'accesso dai molti punti di confine. «Siamo al limite della nostra capacità di accoglienza, l'Europa ci aiuti», è l'appello del premier Natalia Gavrilita alla Cnn. C'è un aspetto che balza agli occhi al confine con l'Ucraina: ci sono due tipi di profughi. Da un lato un'emigrazione di persone bisognose e disperate, dall'altro ucraini benestanti che vogliono raggiungere i propri parenti o contatti in Europa occidentale. Impossibile non notare la differenza tra chi arriva con automobili di grande cilindrata, suv ed è vestito con abiti firmati e chi invece è alla ricerca anche di un minimo aiuto.

Le contraddizioni che nemmeno la guerra può cancellare.

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