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Code lunghissime ai supermercati dove ormai mancano latte e farina

San PaoloLatte, farina, pollo, zucchero. Manca oramai tutto in Venezuela dove il presidente Nicolás Maduro per contenere la fame del suo popolo - che, paradossalmente, ha le maggiori riserve petrolifere al mondo pro capite - ieri ha addirittura schierato di fronte ai supermercati l'esercito.

Di certo c'è che da quando nel 2013 è arrivato a palazzo Miraflores, questo baffuto delfino di Chávez non ha fatto che commettere errori in materia economica. Prima controllando i prezzi dei cibi di prima necessità, poi bloccando il cambio ed impedendo così alle imprese di ottenere dollari per l'importazione. Infine, e stiamo parlando di 10 giorni fa, espropriando i due più grandi centri di distribuzione di cibi e bevande della Polar, la maggiore impresa privata che produce alimenti in Venezuela.

Una miscela esplosiva di ricette economiche incomprensibili che, come unico effetto, hanno portato a scaffali ancora più vuoti, a code interminabili in tutto il Paese, al razionamento e «ad una crisi alimentare senza precedenti», spiega Werner Gutierrez, agronomo ed economista. A far temere a molti scenari da guerra civile sono gli assalti ormai quotidiani a Pdval e Mercal - i supermercati a prezzi controllati dallo Stato. Anche ieri in varie zone del Paese la Guardia Nazionale Bolivariana è intervenuta sparando gas lacrimogeni e manganellando la folla dei saccheggiatori nel silenzio dei media locali, ormai quasi totalmente controllati dal governo. Numerosi i feriti, una decina gli arresti.

Dopo l'omicidio di un commerciante durante uno dei primi raid della popolazione affamata, a fine luglio, Maduro aveva ordinato ai produttori locali di rifornire di cibo i supermercati statali. Poi, quando tutti gli avevano fatto notare che così facendo avrebbe distrutto anche i punti vendita privati, ha ritirato l'ordine, puntando sull'Uruguay in quella che è stata subito definita «Oil for meat», ovvero l'operazione con cui Caracas manda a Montevideo petrolio ricevendone in cambio tonnellate di carne.

Peccato che finora di bistecche uruguayane sugli scaffali venezuelani non vi sia traccia. La situazione del Paese peggiora, al contrario, di giorno in giorno, l'inflazione reale è la più alta al mondo avendo superato il 200% annuo – ma per i beni importati, causa la svalutazione della moneta locale, il bolivar, si sfiora il 500% - mentre la Banca Centrale da fine 2014 non dà informazioni sull'indice medio di aumento dei prezzi.

«iamo disperati, manca anche il latte per i miei bambini», spiega Rosa, 26 anni, con due figli, del Guarataro, uno dei quartieri più poveri di Caracas. Il governo accusa gli accaparratori, il contrabbando con la Colombia e una non meglio identificata «guerra economica» patrocinata dagli Stati Uniti.

In realtà 15 anni di chavismo, tra espropri ed abusi di ogni tipo contro l'impresa privata, hanno distrutto quel poco di produzione che c'era ed oggi a Caracas non restano che la fame e i saccheggi per il cibo.

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