Niente Far West, nessuna giustizia fai da te. E, ragazzi, attenti a non deragliare dai binari della Carta. Dopo averla esaminata, valutata e a lungo soppesata, alla fine Sergio Mattarella firma la nuova legittima difesa ma subito l'impiomba, accompagnandola con una densa lettera di raccomandazioni tecnico-giuridiche. Per la Lega festa rovinata: i rilievi del Colle rischiano di aprire una falla nella riforma aprendo la strada a possibili ricorsi e bocciature della Consulta. Intanto Matteo Salvini va al sodo e si accontenta: «Ascolto con interesse estremo le osservazioni del capo dello Stato ma la legittima difesa è legge e i rapinatori da oggi sanno che se entrano in una casa, un italiano può difendersi senza passare anni in tribunale».
Restano i tanti dubbi del Quirinale sulla costituzionalità del testo e i timori sugli effetti pratici. Il presidente, che non vuole vedere sceriffi in azione, indica di un perimetro preciso nel quale la normativa dovrà essere applicata. «Non si può - scrive a Conte, Casellati e Fico - indebolire la primaria ed esclusiva responsabilità dello Stato nella tutela e della sicurezza dei cittadini, esercitata e attraverso l'azione delle forze di polizia». No, insomma, ai giustizieri della notte.
Il ministro della Funzione Pubblica Giulia Bongiorno cerca di chiudere sul nascere la polemica con il Quirinale. «Le parole di Mattarella sono in linea con quanto abbiamo sempre sostenuto. Il nuovo testo non è stato pensato per offrire una licenza di uccidere ma per risparmiare inutili calvari giudiziari». In realtà i paletti del capo dello Stato possono affossare la riforma. Il primo riguarda «la condizione di «necessità» che, come spiegano dal Colle, non può essere cancellata dalla nuova legge perché sarebbe contraria ai principi costituzionali. In altri termini, perché la difesa sia legittima, deve continuare a sussistere, appunto, «la necessità» di tutelarsi da un pericolo attuale (ossia in atto, contemporaneo) di un'offesa ingiusta.
Poi c'è la questione abbastanza fluida del «grave turbamento» che, secondo il capo dello Stato, non può essere invocato automaticamente e in maniera soggettiva da chi ha sparato. Altrimenti, questo è il rischio, per evitare il processo per eccesso di legittima difesa chi ha aperto il fuoco potrebbe dire di essere stato in una situazione di grave turbamento. Invece questa condizione deve essere verificata in modo oggettivo, da un magistrato. Mattarella segnala pure due errori materiali: alcune garanzie fornite per chi si avvale della legittima difesa non vengono estese fuori del domicilio, ad esempio se si viene aggrediti per strada, né al reato di rapina, ben più grave del furto o dello scippo.
L'Anm si riconosce «nell'intervento di alto valore tecnico e morale» del presidente. «Se nell'applicazione emergeranno dubbi di costituzionalità - dice Pasquale Grasso - saranno sottoposti al vaglio dell'Alta corte».
Soddisfatti pure gli avvocati. «Sostanzialmente - commenta il presidente delle Unione delle camere penali Giandomenico Caiazza - è un' interpretazione che vanifica l'intero impianto normativo e ne dimostra la vuota natura propagandistica».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.