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Ma il Colle non si fida: teme il papocchio e dà già l'ultimatum

A Mattarella non basta una maggioranza, vuole anche un impegno di solidità e durata

Ma il Colle non si fida: teme il papocchio e dà già l'ultimatum

A ssalto al Colle, ultimo ostacolo al governo giallorosso. C'è chi preme, chi si affida «alla saggezza» del presidente, chi cerca di metterlo davanti al fatto compiuto. I numeri infatti ci sono, dicono i negoziatori, o comunque si rimediano, e sul programma «ci stiamo lavorando». Manca ancora il nome, la faccia da mettere al posto di quella di Giuseppe Conte, in nome della «discontinuità» invocata dal Pd: ma tranquilli, si troverà. Manca però la cosa più importante, il via libera del capo dello Stato. Sergio Mattarella infatti, «al momento» non è convinto del progetto, non si fida, non vuole un papocchio, anzi pretende un impegno di solidità e durata. Non che remi contro o che smani di rimandare l'Italia alle urne, visto che incombe una Finanziaria da preparare. Ecco: come faranno due forze così diverse, si chiede parlando con Giorgio Napolitano, a partorire una manovra equilibrata? Quindi darà un incarico solo se e quando vedrà qualcosa di più concreto dei cinque punti del Nazareno o dei segnali di fumo grillini. Tempi stretti. Se oggi il presidente otterrà le garanzie richieste, concederà qualche giorno, una settimana al massimo, per sistemare i dettagli. Altrimenti, nuovo governo di garanzia elettorale e voto il prima possibile. «Esclusa» l'ipotesi di un mandato esplorativo perché, spiegano, «non siamo all'inizio della legislatura e non c'e nulla da esplorare». O dentro o fuori.

Oggi dunque la giornata chiave, quando nel pomeriggio sfileranno Pd e 5s. Mattarella aspetta «sereno» nonostante l'eccezionalità e la pericolosità di una crisi a Ferragosto, segnalata plasticamente anche dalla divisa estiva bianca immacolata dei corazzieri. Il capo dello Stato «non si schiera» tra chi vuole un nuovo governo e chi le elezioni, però, siccome questo gruppo rappresenta quasi la metà del Parlamento, serve una «volontà certificata» di un gruppo ancora più numeroso per evitare il voto. La cosa principale, ripete come un mantra ai rappresentanti dei partiti consultati, è fare presto.

Presto e bene, non si può lasciare il Paese nell'incertezza. Di fronte a qualsiasi eventuale emergenza occorre infatti che ci sia un esecutivo in carica nel pieno dei suoi poteri e, particolare non secondario, «con un'unita di intenti e di vedute». Come non era più da mesi il governo Conte e come, secondo il Colle, dovrà essere una nuova coalizione. Non basta insomma un accordicchio per evitare le urne, un governo contro, ma serve un «gabinetto saldo», con una maggioranza politica chiara e un programma di respiro per la legislatura. Ursula e perditempo sono pregati di astenersi.

Poi, ripete ai gruppi ricevuti durante la prima giornata di consultazioni, bisogna anche fare in fretta. Più il tempo passa, più diventa concreto il rischio di non preparare la Finanziaria e di andare all'esercizio provvisorio di bilancio e all'aumento dell'Iva, con le prevedibile conseguenze sui conti pubblici, il risparmio dei cittadini, lo spread, i mercati. Già oggi Pd e grillini dovranno avere le idee chiare e degli argomenti convincenti, dimostrando al capo dello Stato che il negoziato non è all'inizio ma a buon punto di realizzazione. Numeri, programma unitario, orizzonte di legislatura. Se ci saranno dei particolari da sistemare, delle caselle da riempire, dei profili da vagliare, Mattarella concederà sicuramente un extra time. Un weekend di riflessione, alcuni impegni istituzionali domenica e una risposta definitiva tra martedì e mercoledì. Il presidente non si impiccherà su un ritardo di 24 ore, però vuole evitare il bis dell'anno scorso: tre giri di consultazioni, diverse pause, due esploratori.

L'Italia bloccata per tre mesi, con il risultato che vediamo.

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