Coronavirus

Il Colle va in pressing "diplomatico" su Bruxelles

Mattarella: "Servono risposte all'altezza dei padri fondatori". L'attesa per i Recovery Fund.

Il Colle va in pressing "diplomatico" su Bruxelles

Roma Ecco, ci vorrebbe uno Schuman: settant'anni dopo, spiega Sergio Mattarella, l'Europa devastata dal virus e dalla crisi economica, se vuole salvarsi deve «assumere misure vigorose» e dare «risposte all'altezza dei suoi padri fondatori». Ci vorrebbero pure i soldi, tanti, perché ci troviamo «di fronte a una sfida che non ha precedenti per ampiezza e profondità» e si rischia «la prosperità», che è uno dei principi dell'Unione.

Tradotto, ci vorrebbero, presto, subito, i Recovery Fund, e anche gli altri meccanismi di sostegno. Quanto al Mes, miliardi freschi sonanti dal primo giugno a un tasso dello 0,1 per cento, il capo dello Stato apprezza ma non vuole entrare nello scontro tra Pd e grillini se usarlo o no, convinto com'è che alla fine, passata la fase della propaganda, il governo troverà il modo di sfruttarlo.

Deve trovarlo. E la Ue deve avere «lungimiranza». Dopo gli interventi sulla Bce, gli appelli pubblici a Bruxelles, i contatti riservati con Macron e altri leader, parte un nuovo pressing diplomatico del Colle in vista del prossimo Consiglio europeo: Conte è debole, però in mancanza di alternative praticabili in questo momento va sostenuto al di là di ogni giudizio sul suo lavoro. Perciò il discorso per la Festa dell'Europa è un'ottima occasione per rilanciare il gioco di squadra. «Il nove maggio del 1950 Robert Schuman in una sua dichiarazione diventata celebre immaginava un continente unito sul piano economico e sul piano politico per superare la pesante eredità della guerra». Oggi siamo in una situazione analoga. Non abbiamo raggiunto «l'integrazione tra i Paesi» e siamo costretti a combattere di nuovo. Stavolta «è una sfida senza precedenti», nella quale è in ballo il domani, «il patrimonio prezioso che i fondatori ci hanno lasciato in eredità».

Insomma, è arrivato il momento delle scelte. Il momento del coraggio, come dice Mattarella. «Avvertiamo tutti la responsabilità di unirci nel sostegno alle vigorose misure di riposta alla crisi e alle sue conseguenze, quelle già decise e quelle ancora da assumere». Lo schema Sure, i fondi della Bei, il bazooka della Bce, passando per i Recovery Fund e il Mes che sta spaccando la maggioranza. Ma non sarà sul Salva Stati per l'emergenza sanitaria, prevedono al Quirinale, che Conte cadrà. Però l'indicazione è ancora la stessa, occorre «unità». Non facciamoci del male da soli.

E l'unità serve pure all'Europa, per una banale questione di sopravvivenza: «Non è in gioco soltanto la risposta alla crisi epidemica, ma è un banco di prova fondamentale per il futuro dei nostri popoli e per la stessa stabilità del continente. Il progetto europeo ha saputo dimostrare l'elasticità e la resilienza necessarie a propiziare fondamentali e positivi cambiamenti». Adesso vediamo di non buttare tutto in mare. «Ora è la volta ineludibile del rafforzamento della solidarietà politica dell'Unione. Solo più Europa permetterà di affrontare in modo efficace la pandemia e preparare un piano di ripresa economica e sociale». Ma attenzione, più Ue non significa più euroburocrazia. Anzi, bisogna che Bruxelles cominci a occuparsi dei problemi della gente, perché «l'emergenza in corso non fa che confermare l'urgenza di rispondere alle istanze dei cittadini».

Altrimenti crolla tutto.

Commenti