Immaginate un mondo dove le sigarette non siano più dannose per la salute. Non è semplice figurarselo, eppure qualcuno, da decenni, prova a trovare la pozione magica.
Le sigarette elettroniche ormai sono un lontano ricordo, andato in fumo, si potrebbe dire.
Allo studio ci sono prodotti che possano avvicinare il più possibile il fumatore all'esperienza tradizionale: strano a dirsi, ma sono proprio i colossi del tabacco a puntare tutto sulla ricerca di sigarette meno nocive.
Dopo 17 anni di ricerca, circa 2 miliardi di dollari spesi dal 2003 ad oggi, la Philip Morris ha presentato iQos, un prodotto che non brucia più il tabacco, ma lo riscalda. Attenzione, non è provato che questa novità faccia meno male rispetto alle sigarette tradizionali: al momento, lo si può solo supporre, per via del fatto che non c'è combustione e fumo conseguente.
L'azienda sta portando avanti degli studi a Neuchatel, in Svizzera, dove 400 scienziati cercheranno di capire, nell'arco di un anno, se effettivamente avremo una pseudo-sigaretta in grado di danneggiare meno i nostri polmoni. È stato lanciato sin da adesso perché le ricerche di mercato hanno confermato una certa curiosità da parte della clientela. Ad oggi, iQos viene etichettato come un «prodotto a rischio potenzialmente modificato», e sulla confezione è espressamente segnalato che «può nuocere alla tua salute».
Ma, intanto, ieri la vendita è partita ufficialmente in alcune tabaccherie di Milano, come pure dall'altra parte del mondo, a Nagoya, in Giappone. Una fase di test che decifrerà gli orientamenti del fumatore tradizionale.
Di certo, è la mossa dei colossi delle sigarette per abbattere definitivamente la vendita di quelle elettroniche e per creare un nuovo mercato, a costo di veder eroso quello tradizionale.
Ma cos'è e come funziona iQos? Il kit costa 70 euro, mentre i pacchettini di «ricarica» (20 sticks in ciascuno) costano 5, quanto una confezione di sigarette. Nel kit c'è una pennetta, all'interno della quale viene inserito lo stick, una piccola sigarettina di circa 3 cm, che ha il tabacco solo in punta. Proprio qui agisce la pennetta, che riscalda il tabacco, portandolo a 300-350 gradi di temperatura, che resta stabile grazie all'installazione di un chip. All'altra estremità, c'è un filtro, come per le sigarette normali: passa in soffitta il fastidio del fumatore di accarezzare con le labbra la plastica, come avveniva con le sigarette elettroniche. Uscirà del fumo, ma state tranquilli: è solo glicerina, non è prodotto da nessuna combustione. Un tocco magico che, come dicono le ricerche di mercato, piace al fumatore. Terminata l'inalazione, che si aggira sui sei minuti, la pennetta va caricata nell'apposito apparecchio per pochi minuti. Rispetto alla sigaretta elettronica, iQos contiene un impasto di tabacco in grado di regalare l'aroma caratteristico. Anche se non potrà dare la stessa sensazione della sigaretta comune: bisognerà farci un po' l'abitudine.
L'innovazione attira, per questo l'azienda sta accelerando sulla produzione. Per ora, gli iQos vengono prodotti in un impianto pilota nei pressi di Bologna, a cui ne seguirà un altro in zona dal 2016, per un investimento complessivo di 500 milioni di euro e la creazione di 600 nuovi posti di lavoro. In un anno, nasceranno 30 miliardi di sticks, con l'obiettivo di prendere in tre anni come fetta di mercato il 5%. Vorrà dire soprattutto cercare di cambiare abitudini e rituali del fumatore medio.
Per ora, non gli si salverà la salute, almeno fino a prova contraria.Ma è, come sottolinea l'amministratore delegato di Philip Morris Eugenio Sidoli, «l'inizio di una nuova era per la nostra industria, un potenziale cambio di paradigma nel mondo del tabacco».
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