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Colpo all'Onu: la Casa Bianca boccia l'inviato per la Libia

Colpo all'Onu: la Casa Bianca boccia l'inviato per la Libia

Colpito e affondato. Le speranze del palestinese Salem Fayyad di sostituire il tedesco Martin Kobler alla guida della missione Onu in Libia sono durate lo spazio di un giorno. A fulminarlo, evitando una probabile iattura per la Libia, e indirettamente per l'Italia, ci ha pensato il presidente Donald Trump. «Troppo a lungo l'Onu ha slealmente parteggiato per l'Autorità Palestinese a tutto svantaggio dei nostri alleati in Israele. Gli Stati Uniti non riconoscono attualmente uno Stato palestinese e non sostengono il segnale che questa nomina lancerebbe all'interno dell'Onu» ha tuonato la signora Nikky Haley ambasciatrice americana al Palazzo di Vetro, facendo capire al Consiglio di Sicurezza che sulla nomina pendeva la spada di Damocle del veto americano. «Questo è l'inizio di una nuova era ha commentato l'ambasciatore israeliano Danny Danon un'era in cui gli Usa stanno fermamente con Israele e contro ogni tentativo di colpire lo Stato ebraico».

La mossa, in verità, ha ben poco a vedere con le simpatie filoisraeliane di Donald Trump. Dietro il diktat americano c'è, piuttosto, la sfida lanciata alla Casa Bianca dal segretario generale dell'Onu Gutierrez. Forte del suo passato di leader socialista del Portogallo e di capo dell'Alto Commissario per i Rifugiati, Gutierrez aveva duramente denunciato il temporaneo blocco all'entrata negli Usa dei rifugiati siriani e dei cittadini di sette Paesi islamici motivato con la necessità di migliorare i controlli anti terrorismo. «Queste misure devono essere abolite il prima possibile», aveva sparato in conferenza stampa a New York il Segretario Generale.

Se quella era stata la dichiarazione di guerra la nomina del palestinese Fayyad si configurava come il primo evidente attacco all'autorità internazionale degli Usa. Dall'inviato dell'Onu Martin Kobler era dipesa formalmente la scelta del premier libico Fayez Al Serraj sostenuta da Usa e Italia. Nominare il teorico responsabile delle scelte internazionali sulla Libia senza consultarsi con la Casa Bianca rappresenta, però, indipendentemente dall'incompatibilità delle visioni di Obama e Trump, un'autentica sfida. Una sfida gravida di conseguenze pesantissime anche per un'Italia che avrebbe dovuto scontare la probabile inefficienza e mancanza d'autorità di Fayyad, che viene infatti ricordato dai palestinesi come uno dei premier più deboli tra quelli susseguitisi alla testa del governo dell'Anp.

Insomma una mezza iattura risparmiataci dall'astio di Trump nei confronti di un improvvido Gutierrez.

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