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L'instabilità britannica? Sempre meglio dell'Italia

In Italia Renzi propugna la leggere elettorale del governo forte, nella illusione che essa generi la forza dell'economia. Ma sono le forze del mercato, non il governo grosso, che creano lavoro e crescita e la società giusta

Le elezioni nel Regno Unito avvengono nel segno dell'incertezza, con i due maggiori partiti stimati al 34% (conservatori) e (laburisti) al 33% dei voti. Chi vincerà per governare avrà bisogno di allearsi con almeno uno degli altri tre partiti, per raggiungere la maggioranza dei seggi. Le percentuali di voti non si traducono in eguali percentuali di seggi, perché c'è un sistema elettorale uninominale a un solo turno, in cui ciascun seggio è conquistato dal partito che ha più voti. Ma un tempo con solo tre partiti, conservatori, laburisti e liberali questo sistema assicurava il governo stabile con molta governabilità. Ora con cinque partiti (ci sono anche gli indipendentisti scozzesi e gli anti Europa) dà luogo al governo debole. Ma ciò, contrariamente a quel che si pensa, non è un problema grave, perché l'economia britannica, basata sul mercato più che sullo stato, ormai è forte. Da quando sono arrivati al potere prima Margaret Thatcher, conservatrice, poi i laburisti di Toni Blair, nel Regno Unito sono state fatte le privatizzazioni, le deregolamentazioni in particolare del mercato del lavoro; l'impresa è rispettata, la pressione fiscale è moderata, vige lo stato di diritto e non il giustizialismo. I laburisti non hanno fatto controriforme dirigiste, anzi hanno cercato di sviluppare il mercato del lavoro con contratti liberi e privata iniziativa. Il Regno Unito è stato, in Europa, il più colpito dalla crisi, perché è il luogo ove è più sviluppata la finanza internazionale. Ma è anche quello che, avendo un sistema di mercato libero, flessibile, si è ripreso meglio. Insieme alla Germania - che sta nell'euro - il Regno Unito che ne è fuori, ma è nell'Unione Europea, è ora fra quelli con ripresa più solida e certa e con una disoccupazione molto bassa. I giovani emigrano verso il Regno Unito, per cercare successo, le imprese di altri Paesi ci mettono la loro sede fiscale e la loro direzione manageriale perché vi lavorano meglio. Le previsioni di crescita del prodotto nazionale sono del 2,7% nel 2015 e del 2,5 nel 2016. La disoccupazione dal 5,5% del 2014, secondo le previsioni, scende al 5,3% nel 2015 e al 5,1% nel 2016. Da noi stando alle stime dell'Istat di ieri, la crescita sarà solo lo 0,7 quest'anno e lo 1,2 nel 2016. La disoccupazione sarà fra il 12 e il 13%. Il deficit inglese corrisponde a basse imposte, non ad eccessive spese, come da noi ove queste hanno superato la metà del Pil. Il governo di Londra potrà essere debole, ma l'economia rimarrà forte. E non ci sarà il malcontento della disoccupazione. Chiunque vinca, con un governo debole, sarà il mercato che governerà la società inglese. Invece in Grecia c'è il governo forte, con ampio margine, ma l'economia è debole, sta sotto la tenda d'ossigeno della BCE, col governo. In Italia Renzi propugna la leggere elettorale del governo forte, nella illusione che essa generi la forza dell'economia.

Ma sono le forze del mercato, non il governo grosso, che creano lavoro e crescita e la società giusta.

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