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Toghe nella bufera: il giudice di Tempio tra accuse e veleni. Anche lui nelle chat di Palamara

Confermata l'indagine per molestie a carico di Magliulo, presidente del Tribunale sardo dove rischia il processo il figlio di Grillo Il suo nome spunta nel "Sistema" delle nomine

Toghe nella bufera: il giudice di Tempio tra accuse e veleni. Anche lui nelle chat di Palamara

La notizia dell'indagine sul presidente del Tribunale di Tempio Pausania Giuseppe Magliulo per molestie sessuali piomba tra i corridoi del palazzo di giustizia gallurese come una bomba a tempo. Qualcuno ammette che sì, ne sapeva qualcosa. Altri annuiscono, altri cadono dalle nuvole. Il coinvolgimento di una giudice che da qualche anno lavora con Magliulo viene confermato dai suoi legali, che inviano una garbata precisazione, con la quale chiedono di mantenere l'anonimato per la toga: «Dopo aver brillantemente superato il concorso in magistratura, la mia assistita ha scelto di svolgere le funzioni in Sardegna - scrivono i legali - nessun appetito di natura economica (ipotizzata nell'articolo pubblicato ieri, ndr), può aver determinato la sua decisione, anche in ragione del fatto che si trattava di magistrato di prima nomina». Non solo i legali non smentiscono la denuncia ma aggiungono alla vicenda alcuni particolari che lasciano basiti. Scrive infatti l'avvocato Ivano Iai che dopo i fatti, risalenti alla prima metà del 2019, «la mia assistita ha chiesto di poter essere trasferita in altra sede al fine di poter lavorare serenamente e in un ambiente lontano dalle ostilità». E invece non solo la donna risulterebbe ancora in organico al tribunale ma, ipotizza Iai, «dopo l'audizione davanti a diverse autorità magistratuali e disciplinari, tra cui il Consiglio giudiziario del distretto, la mia assistita ha cominciato ad avvertire appunto delle ostilità, fino a essere addirittura ella stessa denunciata, ma con addebiti certamente infondati, in sede penale e disciplinare». È possibile che questo clima di cui parla il legale e l'addebito disciplinare di cui la donna sarebbe accusata nasca come forma di ritorsione? Che clima si respira in tribunale? Ci sono stati altri episodi? Nessuno vuole parlarne apertamente, qualcuno malignamente imputa a Magliulo soltanto un uso un po' spregiudicato dei social, come un selfie che lo ritrae in canottiera in quello che sembrerebbe il suo ufficio in tribunale.

Avremmo voluto parlarne con il presidente, che ha declinato l'invito a chiarire invitandoci a parlarne con il legale, Valerio Spigarelli, già presidente delle Camere penali, al quale non è piaciuto l'accostamento tra le vicende del suo assistito e il caso di Ciro Grillo e le accuse di stupro di cui dovrà rispondere insieme a tre suoi amici «proprio quando si era in attesa della scontata richiesta di archiviazione - che si ha motivo di ritenere sarà formalizzata in questi giorni - in ordine a fatti totalmente inconsistenti e seccamente smentiti dagli accertamenti svolti nelle sedi competenti». Secondo il legale «gettare un'ombra sulla figura di un magistrato che, fin a dal suo insediamento, ha operato senza risparmio per risanare un Tribunale che da anni opera in condizioni di estremo disagio, richiamando questioni di opportunità e accuse... pendenti che sono totalmente insussistenti alla luce delle regole e dei principi vigenti nel nostro ordinamento, appare frutto di una cultura del sospetto che ci si aspetterebbe estranea ad una testata che fa del garantismo la sua linea editoriale sui temi giudiziari». Insomma, per Magliulo tutto sarà archiviato in fretta. Vedremo se avrà ragione.

Della nomina di Magliulo a presidente del tribunale si parla nelle chat di Luca Palamara finite nel mirino della procura di Perugia. È il consigliere del Csm Giuseppe Cascini a chiedere conto a Palamara degli esiti della Quinta commissione, e Palamara risponde, tra gli altri, con «Magliulo 5, Fracassi astenuto». Del verdetto avverte anche altri colleghi tra cui Francesco Cananzi, factotum di Unicost, al quale chiede di organizzare un incontro con lo stesso Magliulo. I due evidentemente diventeranno amici, tanto che secondo Dagospia diventerà uno dei più assidui frequentatori di quell'ufficio, tanto che un anno dopo è lo stesso Palamara a invitarlo a Olbia nell'ultima settimana di agosto del 2018.

Invito declinato «perché andrò finalmente in ferie e rientro dai miei figli».

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