Quel conflitto di interessi che oscura l'Anticorruzione

Quel conflitto di interessi che oscura l'Anticorruzione

In questi giorni sono emerse sulla stampa imbarazzanti notizie che hanno gettato un'ombra sul sacro tempio dell'Anticorruzione e sul suo sommo sacerdote (Cantone). Mi riferisco alle indagini della Procura di Napoli e di Roma su Alfredo Romeo, inquisito per corruzione in relazione al mega appalto da 2,7 miliardi di euro e ora arrestato. E sul fatto che Bruno Cantone avrebbe avuto un contratto di consulenza con compenso fisso di 3.800 euro al mese pagato da Romeo, più ulteriori compensi per singole prestazioni (notizie di stampa). Visitando il sito di Bruno Cantone con sorpresa si legge che «lo studio si occupa di appalti pubblici di lavori, forniture e servizi, fornendo assistenza alle imprese, sia per ciò che concerne la partecipazione alle gare di appalto, che in fase di esecuzione dei relativi contratti» (sic!)

Fra le specialità della casa vi sono l'assistenza ai contratti di appalto e subappalto, una qualificata competenza nelle procedure arbitrali, una apposita sezione dedicata agli appalti e concessioni pubbliche, il recupero di crediti verso la Pubblica Amministrazione ecc. Avevo già evidenziato, e in tempi meno sospetti, come si prospettasse, in ordine a tali circostanze, un potenziale conflitto di interessi in capo al presidente dell'Anac. E ora appare più che mai indifferibile porre rimedio.

Non credo che Cantone Bruno possa semplicemente affermare «se ogni volta che ricevo un incarico dovessi valutare questo aspetto non potrei difendere neppure il commerciante sotto casa». Né che Cantone Raffaele possa banalmente rilanciare «non posso sapere quello che fa mio fratello»; oppure «con mio fratello non parliamo mai di lavoro, altrimenti avremmo smesso di vivere»; o ancora «se volessi discutere tutti i pareri dell'Anac non finiremmo mai».

Non è così! Il presidente dell'Anac se vuole a sedere su uno scranno così alto e prestigioso deve non solo essere ma anche apparire indipendente! E quello che fa il suo fratellino deve interessargli, eccome! E anzi ci stupiamo del fatto che un giurista quale lui è o dovrebbe essere, attesa la sua formazione, non abbia intercettato per tempo questa imbarazzante situazione ponendovi prontamente rimedio.

Del resto Raffaele Cantone nel parere Anac 11/2015 da lui stesso firmato (vedi il sito anticorruzione.

it) scrive che il conflitto di interessi potenziale e il correlato obbligo di astensione scatta «quando il dipendente pubblico è portatore di interessi della sua sfera privata, che potrebbero influenzare negativamente l'adempimento dei doveri istituzionali», con ciò richiamandosi al Codice di comportamento dei dipendenti pubblici. E allora si affretti ad applicare il sacrosanto principio anche in casa sua! Perché con la vicenda Consip/CPL Concordia non è andata proprio così!

di Carla Raineri, giudice d'Appello a Milano

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