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Il Congresso delle famiglie perde il logo del governo

Palazzo Chigi diffida gli organizzatori che però incassano l'adesione del Friuli e di altri ministri

Il Congresso delle famiglie perde il logo del governo

Scontro sempre più acceso tra Lega e Cinquestelle sul Congresso mondiale delle famiglie a Verona. Ieri da Palazzo Chigi è partita la diffida agli organizzatori a togliere il marchio della presidenza del Consiglio dalla manifestazione. Già l'altro giorno i promotori avevano fatto capire che se ne sarebbero fatti una ragione e avrebbero depennato il «loghetto», una cosa che «non ci ha mai intrigato più di tanto perché conta la sostanza», hanno detto Antonio Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vice del Congresso. La cancellazione è stata eseguita ieri. Ma per un logo che parte ne sono arrivati due: dal ministero della Famiglia e della disabilità, che mantiene una rappresentanza formale del governo, e dalla Regione Friuli Venezia Giulia.

Per un grillino che si defila, due leghisti scendono in campo apertamente: il ministro Lorenzo Fontana e il governatore Massimiliano Fedriga. In più, un altro ministro in quota Lega, quello dell'Istruzione Marco Bussetti, ha assicurato la presenza a Verona. «Ho ricevuto un invito e parteciperò ha detto ieri Bussetti, ospite della trasmissione Un giorno da pecora di Radio1. «Parlerò dei rapporti tra scuola e famiglia. Bisogna pensare sempre al bene dei nostri ragazzi e quando c'è un'alleanza forte tra la scuola e la famiglia le cose vanno meglio anche per loro. E poi per me le persone sono persone, non vanno giudicate da quel punto di vista. Non faccio distinzioni, l'amore è amore».

Se dunque i Cinquestelle ritrovano compattezza nel fronte comune contro il Congresso, la Lega alza la bandiera della famiglia. Sarà sabato la giornata clou, quando saranno presenti Salvini, Fontana e Bussetti. Sono loro a garantire la tutela istituzionale alla manifestazione, assieme alle due regioni di Nordest a guida leghista, Veneto e Friuli Venezia Giulia, del cui patrocinio gli organizzatori si dicono «orgogliosi».

Sul fronte ostile alla manifestazione, con i Cinquestelle si schierano forze eterogenee. Giorni fa una presa di posizione del Dipartimento delle Scienze umane dell'università scaligera ha raccolto 500 adesioni su 700 docenti, compreso il rettore Nicola Sartor, ex sottosegretario all'Economia nell'ultimo governo Prodi. Anche una parte del mondo cattolico è critica: Cristina Simonelli, presidente delle teologhe italiane e docente nello Studio teologico di Verona, vede «discorsi cattivi sull'orientamento omosessuale e fuori tempo: tornare su posizioni medievali sulla condizione delle donne fa male agli stessi uomini». Il 30 marzo Simonelli interverrà a un controdibattito in un teatro di Verona con Laura Boldrini, Monica Cirinnà, Susanna Camusso e Livia Turco.

Ieri si è aggiunta anche l'Associazione partigiani: «È squalificante, vergognoso e offensivo che questa iniziativa retrograda, intollerante e oscurantista venga sostenuta da persone che ricoprono cariche istituzionali così importanti», dice l'Anpi.

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