"Il congresso serve ora". Cresce la fronda nel Pd

La Morani: "Tempi biblici fuori dalla realtà"

"Il congresso serve ora". Cresce la fronda nel Pd

È iniziata la caccia agli appigli inesistenti. Il Pd, tramortito, senza ricette per ripartire e senza leader, cerca un pretesto, qualsiasi cosa pur di sindacare sulla qualità del governo Meloni. «Roccella a capo di un ministero che affianca Natalità a Pari Opportunità. Daremo battaglia per difendere l'autodeterminazione delle donne», tuona Laura Boldrini. Il senatore Dario Parrini, via Twitter, attacca il ministro dell'Istruzione e del Merito: «Auguriamoci che Valditara non faccia il ministro dell'incultura. I suoi scritti spingono alla diffidenza», cinguetta. «La volontà di definirsi il presidente di Meloni è una spia non positiva. Il significato di ministero dell'Istruzione e del Merito, così come quello di imprese e Made in Italy piuttosto che Agricoltura e Sovranità alimentare andranno chiariti e capiti», insiste Valeria Valente. Ideologismi, scelte linguistiche, politicamente corretto: questi sono i campi di battaglia o gli strumenti che il Pd sta scegliendo. Almeno all'esterno, sul piano pubblico, dove i dem arringano con argomentazioni strumentali, magari per segnalare che, nonostante tutto, esistono ancora. Poi c'è l'interno, la vita di partito, dove sempre più esponenti si lamentano per la mancata sterzata dopo il disastro elettorale. «Trovo incredibile - dichiara a Il Giornale Alessia Morani - che ancora non si siano riuniti gli organismi del partito e non siano già stabilite le fasi e le date del congresso del Pd. A pensare male si direbbe che questo allungare i tempi serva a qualcuno per trovare un candidato competitivo. A pensare bene direi che chi ha pensato questi tempi biblici vive fuori dalla realtà. La base del partito è in fermento e mi auguro che questa settimana si definisca il percorso senza ulteriori rinvii». Più o meno gli stessi toni dell'europarlamentare Alessandra Moretti: «Abbiamo storie diverse ma crediamo che i tempi non possano essere novecenteschi», sostiene, riferendosi al fatto che in molti, all'interno del Pd, percepiscano l'urgenza. Politici con esperienze correntizie differenti alle spalle che adesso però convengono, perché aspettare sino a marzo, mentre i grillini e Terzo polo procedono a mani libere, può essere l'errore che disarciona una storia. L'opinione di Brando Benifei, eurodeputato che molti addetti ai lavori considerano vicino a Enrico Letta, è un'altra: «Il Pd - osserva - sta per avviare un congresso che per alcune settimane si concentrerà sulla identità del nuovo Pd e anche sulla costruzione di un nuovo gruppo dirigente, solo al termine individuerà un nuovo segretario, come fanno tutti i partiti europei. Serve fare presto ma anche avere il tempo di discutere altrimenti non penso che potremo rilanciarci efficacemente». Lia Quartapelle, parlamentare che fa parte dell'attuale segreteria, ha una strategia: «Penso dovremmo usare bene i 100 giorni del governo per fare il congresso in quel tempo. E essere pronti dopo la luna di miele con una nuova leadership». Prima, quindi, rispetto alle tempistiche previste. In Lombardia scoppia un caso: Roberta Osculati, consigliere meneghino, augura buon lavoro all'esecutivo.

La riprende subito Franco Mirabelli, senatore: «Augurargli, come si fa in questo post, di realizzare quell'insieme di politiche retrive che si propone mi pare francamente troppo». Il dissidio è pubblico, in quanto social. Lo stato di salute del Pd si palesa.

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