
Antonio Tajani trascorre in famiglia a Fiuggi una giornata di attesa. Ma senza eccessive aspettative per il vertice a Washington Trump-Zelensky. Il vicepremier e ministro degli Esteri non è troppo ottimista, convinto che la strada sia lunga. Una notizia, però, al di là dell'Oceano apre alla speranza.
Qual è, ministro Tajani?
"È stata una giornata positiva, un'altra tessera importante per la costruzione del mosaico della pace. Soprattutto, perché tutti si sono ritrovati d'accordo sul principio di garantire la sicurezza all'Ucraina e questo rafforza la posizione di Zelensky nella trattativa con Putin".
Vuol dire che Europa e Usa sottoscriveranno quella diversa versione dell'articolo 5 della Nato ideata dal governo italiano?
"Esatto, nella sostanza è stata accolta la proposta italiana di garantire, attraverso un sistema di mutuo soccorso in caso di attacco esterno, l'indipendenza dell'Ucraina".
Secondo il mediatore americano Witkoff anche Putin accetterebbe questa clausola di sicurezza.
"Puntiamo sulla sicurezza di Kiev, che è la nostra sicurezza. I Paesi amici dell'Ucraina, anche gli Usa, dovranno intervenire in sua difesa in caso di attacco. Sarebbe positivo che Putin dicesse di sì".
Questo smentirebbe anche i timori di un possibile disimpegno Usa in Europa
"Sì, abbiamo detto che sono tutti d'accordo. Sui confini, poi, tratterà Zelensky ma questo gli darà forza quando incontrerà Putin e spero che avvenga quanto prima. Bisogna continuare il cammino verso la pace".
Il bilaterale Trump-Zelensky viene dopo l'incontro del presidente americano con quello russo in Alaska, in cui Putin è apparso vincitore. È così?
"Putin non è vincitore, in 3 anni non ha raggiunto la conquista dell'Ucraina che voleva in tre giorni. Si parla con lui per cercare una pace giusta, non mortificante per l'Ucraina".
Come valuta l'incontro di Anchorage?
"Un passo avanti, si è aperto un dialogo che ha permesso il bilaterale a Washington. Ma la luce è in fondo a un tunnel molto lungo e il confronto Trump-Putin non è risolutivo. Il presidente ucraino non può arrendersi a tutte le richieste del russo".
I leader europei, compresa la premier Meloni, hanno accompagnato Zelensky alla Casa Bianca, dove l'ultima volta ha subito un trattamento molto rude. Il significato di questa mossa?
"Rimette l'Europa al centro del confronto politico, come il segretario di Stato Usa Rubio ha auspicato a febbraio a Monaco. D'altronde l'Ue ha deciso le sanzioni alla Russia e anche per questo è parte in causa".
L'intenzione è di coprire le spalle a Zelensky?
"L'unità europea e transatlantica permette a Trump di avere nuove frecce al suo arco e Zelensky si rafforza con un Occidente unito".
Le condizioni di Putin sono pesanti, vuole tutto il Donbass, anche la parte non conquistata, oltre alla Crimea..
"L'unico che può parlare di Donbass e Crimea è Zelensky, non si possono fare accordi sulla sua testa. Noi siamo al suo fianco".
È normale trattare mentre i russi continuano a bombardare?
"È la prova che Putin non è così disponibile a chiudere in tempi rapidi un'intesa. Gli attacchi alla popolazione civile dimostrano che usa ogni mezzo per conquistare nuovi territori".
In Medio Oriente la pace è ancora più lontana?
"Noi chiediamo cessate il fuoco, liberazione degli ostaggi e fine della carneficina. Anche Hamas è corresponsabile della strage, ma il governo israeliano da tempo ha superato la linea rossa della reazione legittima e proporzionata all'attacco del 7 ottobre. È vinta la battaglia su Hamas, si smetta di bombardare. Siamo contro l'invasione di Gaza e l'occupazione di parti della Cisgiordania con gli insediamenti dei coloni, oltre che con attacchi contro i cristiani. Netanyahu è sordo alle richieste di mezzo mondo".
Israele tratta con Libia, Siria e sud Sudan per spostare gli abitanti di Gaza?
"È un'ipotesi inaccettabile. Il nostro obiettivo è la nascita di uno Stato palestinese che riconosca Israele. Ci riconosciamo nel progetto egiziano e siamo pronti ad inviare truppe per una missione dell'Onu a guida araba, per costruire lo Stato palestinese".
Da ministro per il commercio estero: la guerra dei dazi favorisce la politica aggressiva della Cina che aumenta le esportazioni verso l'Ue?
"I dati del commercio estero sono confortanti, le esportazioni sono in aumento nel primo semestre di quest'anno, grazie alla strategia del governo per diversificare i mercati. Nel negoziato con gli Usa si va verso il 15% nei dazi e, se per altri Paesi sono più alti, i nostri prodotti diventano più competitivi. L'Italia ha una grande diversità merceologica, seconda solo alla Cina.
Preoccupa invece la forza dell'euro sul dollaro, che ci danneggia. Serve un' azione della Bce, con un taglio dei tassi e l'acquisto di titoli di Stato di diversi Paesi dell'Ue, il quantitative easing dei tempi del Covid".