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Il Conte 2 si affida all'Europa. Ma otterrà soltanto mancette

Confindustria chiede grandi opere, eurobond e meno tasse, però senza coperture resta un libro dei sogni

Il Conte 2 si affida all'Europa. Ma otterrà soltanto mancette

La luna di miele tra governo Conte-2 e la Ue sembra diventato il ritornello in grado di risolvere presto tutti i problemi italiani. E il lungo week end di Cernobbio ha contribuito a consolidare queste sensazioni: di fronte a un campione super rappresentativo delle élite nazionali, di un nuovo e più flessibile patto di stabilità ha parlato persino il presidente Sergio Mattarella. E a far nascere questa narrazione hanno contribuito anche, nell'ordine: il fatto che la nuova maggioranza sia la stessa che ha eletto Ursula von der Leyen al vertice della Commissione Ue; il crollo dello spread; l'arrivo al Mef di un europeista quale Roberto Gualtieri (con tanto di «endorsement» del direttore del Fmi Christine Lagarde); la nomina dell'ex premier Paolo Gentiloni a Bruxelles, con destinazione un «dicastero» di peso;

Peccato però che nella stessa Cernobbio mancassero i protagonisti in grado di dare concretezza alla faccenda. Sia da una parte, sia dall'altra non c'erano né esponenti di calibro del governo appena nato, né della stessa Commissione, che non è nemmeno stata formata. Gualtieri non ha ancora parlato né tantomeno lo ha fatto la signora von der Leyen. Mentre dalla platea degli europeisti habitué del Forum Ambrosetti come Monti, Prodi o Cottarelli, qualche banchiere big, o i maggiori speaker stranieri, non è arrivata una parola in questo senso. L'unico effetto è quell'impalpabile «sollievo» per l'uscita dall'esecutivo della Lega sovranista. Ma questa è un'altra storia rispetto al rapporto deficit/Pil.

Tutto ciò deve far riflettere perché il risveglio potrebbe essere assai brusco, soprattutto se ha ragione il governatore (leghista) della Lombardia Attilio Fontana, che dall'Europa si aspetta solo delle «mance». Mentre quello che servirebbe è ben altro. Basta guardare alle priorità di Confindustria, ribadite dal presidente Vincenzo Boccia, che ha parlato di «un grande piano infrastrutturale transnazionale finanziabile anche con eurobond». E che prevedono pure il cuneo fiscale (quindi, in definitiva, meno entrate fiscali), investimenti sull'industria 4.0 e l'inclusione giovani, vale a dire altri sgravi fiscali per favorire la prima occupazione. Più in generale Boccia ha lodato Mattarella parlando poi della necessità di un'Europa più forte dove «la questione bilancio e risorse diventa determinante».

Tutte cose sacrosante. Ma senza coperture, al momento. Wishful thinking dicono gli inglesi: pii desideri. Ovvero un libro dei sogni che ha ottime probabilità di infrangersi alle prime reali trattative. Solo per disinnescare le clausole di salvaguardia servono 15 miliardi, poco meno dell'1% del Pil.

Quanto poi allo spread, il cui calo sarebbe la testimonianza concreta di quanto le Borse puntino sul neo europeismo di questo governo, a smorzare gli entusiasmi c'è un conoscitore dei mercati come l'ex numero uno di Intesa e Allianz Italia Tommaso Cucchiani. Che ricorda come il calo dello spread sia ben poco correlato al Conte bis: «Quando in circolazione ci sono oltre 15mila miliardi di titoli a rendimento negativo, significa che gli investitori sono disponibili ad assumersi rischi molto maggiori di prima pur di avere un rendimento positivo». Ed è quello che sta succedendo ai Btp.

Tutto il resto fa parte del contorno che ha accompagnato in agosto questa anomala estate.

Che, con questo week end, di violenti temporali, sembra ora finita.

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