Il Conte bis fa melina e scarica sui sindacati gli esuberi dell'Ilva

Nessuno convoca Cgil, Cisl e Uil. A Genova gli operai fischiano i vertici Arcelor Mittal

Il Conte bis fa melina e scarica sui sindacati  gli esuberi dell'Ilva

Alla viglia delle delicatissime elezioni in Emilia-Romagna il dossier Ilva resta sepolto nonostante si avvicini la scadenza fissata per trovare un'intesa tra le parti: il 31 gennaio, con un possibile margine supplementare fino al 7 febbraio, quando a Milano sarà la magistratura a decidere sul recesso di Arcelor Mittal. «Il governo non può svelare le carte perché questo vorrebbe dire fare esplodere ufficialmente una mina elettorale da 3mila esuberi strutturali», spiega una fonte.

Questo è quanto ha chiesto Arcelor Mittal e questo è quanto gli darà il governo. Sul punto non c'è, infatti, nessuna intesa. Oltre agli addetti ai lavori, lo hanno capito anche gli operai che ieri hanno duramente contestato a Genova l'amministratore delegato Lucia Morselli (nella foto).

In occasione della cerimonia per ricordare Guido Rossa, l'operaio dell'allora Italsider di Cornigliano e sindacalista della Cgil, assassinato dalle Brigate Rosse il 24 gennaio 1979, gli operai dell'ex Ilva di Genova hanno contestato l'ad lasciando la sala e gridando «Vergogna, vattene via. La vostra politica sono gli esuberi».

Sul piede di guerra anche i sindacati che non sono ancora stati mai convocati per avviare il tavolo della trattativa. Un dettaglio che nessuno si spiega, ma che secondo fonti vicine alla vicenda rivela i veri piani del governo giallo-rosso: «Chiudere un accordo di massima con Arcelor Mittal che non consideri la questione esuberi, ma solo gli altri aspetti della trattativa (dalla newco, alla partecipazione statale passando per il rilancio verde dell'azienda) e far fare la parte dei cattivi ai sindacati a cui sarà affidata furbescamente la trattativa sugli esuberi all'ultimo minuto».

In questo modo il governo scavalla il difficile week end elettorale in un'Emilia tradizionalmente rossa e poi lascia che siano le sigle sindacali a dover dire sì, come male minore, agli esuberi. Non per altro, gli stessi sindacati sono in allarme e ieri il segretario della Cgil, Maurizio Landini ha chiesto apertamente «perché non ci sia stato ancora un tavolo. Deve essere molto chiaro al governo e ad Arcelor Mittal che vogliamo che venga applicato l'accordo che abbiamo firmato e vogliamo poter discutere di un piano industriale serio che garantisca il lavoro e lo sviluppo».

Ma dal governo non è arrivata nessuna convocazione. Nulla trapela dalla multinazionale che, invece, nell'ombra sta dando segnali più che negativi. Proprio nelle scorse ore l'azienda ha avviato una riorganizzazione manageriale che porterà all'addio di tutte le figure apicali straniere che avevano gestito il ramo italiano. Lasceranno l'Italia, tra gli altri, il chief operating officer Wim Van Gerven, il chief financial officer Steve Wampach e Stefan Van Campe, chief operating officer primary.

Al loro posto tra le new entry Loris Pascucci il numero uno delle operazioni sugli altoforni che diventerà nuovo Chief operating office e guiderà anche un nuovo team operations e che riferirà direttamente a Morselli. Una mossa che viene letta come un non formale, ma sostanziale disimpegno di Arcelor da Taranto.

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