Coronavirus

Conte, che autogol: esalta abbracci (vietati) per la festa del papà

Il premier Conte festeggia la ricorrenza con una foto che lo ritrae insieme al padre e inneggia agli abbracci. Che però, causa coronavirus, sono da evitare

Conte, che autogol: esalta abbracci (vietati) per la festa del papà

"Questo è il tempo della riscoperta. Del valore di un abbraccio, dell'importanza di guardarsi negli occhi, del calore di una stretta di mano. Il mio augurio a tutti i papà d'Italia, in particolare a quelli che oggi sono distanti dai propri figli. Presto torneremo a stringerci più forte di prima. Buona #festadelpapà". Giuseppe Conte celebra così la festa del papà. Ma nel farlo prende (almeno) due granchi e di quelli pure belli grossi.

Il primo, è contenuto nella riga iniziale del post pubblicato sui proprio profilo social, Facebook e Twitter: "Questo è il tempo della riscoperta, del valore di un abbraccio". Eh no, caro presidente del Consiglio, gli abbracci – in questi tempi di coronavirus – proprio no (!).

Il secondo è la fotografia stessa che accompagna la sua riflessione dedicata alla ricorrenza. Il sedicente avvocato del popolo, infatti, ha corredato il post in questione con una foto che lo immortala in compagnia del padre. Nello scatto, il premier e il genitore sono uno di fronte all'altro e si guardano, e Conte gli accarezza affettuosamente il viso. E qui, se vogliamo, c'è il terzo errore marchiano dell'inquilino di palazzo Chigi: così come gli abbracci, anche i contatti sono da evitare il più possibile, soprattutto nei confronti degli anziani, soggetti più esposti al rischio di contrarre al coronavirus. Se non c'è due senza tre, non c'è neanche tre senza quattro, visto che non è neanche il tempo del calore di una stretta di mano (a meno di essere ben organizzati, con tanto di Amichina o similari al seguito, per igienizzarsi entrambe le mani). Per i motivi di cui sopra.

Per cui, questo è sì il tempo di tante cose – della paura e della speranza, della quarantena e delle paradossali libertà riscoperte rimanendo tappati in casa, dei post allarmistici e di quelli al miele (come quello del nostro primo ministro) – ma sicuramente, purtroppo, non è il tempo degli abbracci, nè delle carezze, nè, tantomeno, delle strette di mano. Checché ne dica il nostro presidente del Consiglio.

Al quale chiediamo meno retorica e più incisività.

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