Conte: "Fare i pazzi non serve". Ma è stallo per i veti incrociati

Il premier sale nei sondaggi insieme a Pd e M5S. Ma nel governo, tra veti incrociati, si apre un altro fronte: ora è guerra sull'autonomia

Conte: "Fare i pazzi non serve". Ma è stallo per i veti incrociati

La preoccupazione principale di Giuseppe Conte al momento è quella di ottenere un vertice per placare gli animi e ricompattare la maggioranza. L'ideale sarebbe avere seduti a un tavolo tutti i leader dei partiti, da Luigi Di Maio a Roberto Speranza passando per Nicola Zingaretti e Matteo Renzi. Richiamare tutti alla lealtà, all'onestà, all'impegno comune e alla responsabilità: questo l'intento del presidente del Consiglio, forte di una mega ricerca Ipsos che tra le tante tabelle fornite evidenzia un dato piuttosto importante. L'avvocato guadagna posizioni, stacca di 13 punti Matteo Salvini per quanto riguarda i politici più graditi e ottiene la vetta.

E coglie l'occasione di un'analisi evidente: le compagini collaborative (Movimento 5 Stelle e Partito democratico) respirano e aumentano rispettivamente di 1,3% e 0,5%; dall'altra parte Italia Viva - che spesso si è dimostrata un avversario più che un alleato - perde l'1,3%. Inoltre il 70% degli intervistati si dichiara a favore di un maggior contrasto a chi fa il nero: ecco perché i giallorossi potrebbero andare avanti, determinati nella lotta all'evasione come una delle questioni più importanti.

"Avanti con responsabilità"

Il premier dunque esulta e commenta soddisfatto: "Si cresce se ci si dimostra responsabili. Fare i pazzi non serve. È utile a tutti dare un'immagine di compattezza". A Palazzo Chigi regna una tesi precisa: chi si muove per collaborare viene premiato dagli italiani. Perciò un incontro viene definito "importante ed utile". Ma attualmente non ci sono le condizioni necessarie, tra le manovre sulla legge elettorale e le discussioni sulle nomine in Rai. Il tema potrebbe essere toccato dopodomani: non dovrebbero essere previste modifiche ai tg (Stefano Coletta a Rai 1, Ludovico Di Meo a Rai 2 e Franco Di Mare a Rai 3). Niente Tg3 per il Pd, riporta La Repubblica.

Come se non bastasse ora si è aperto un altro fronte: l'autonomia. In occasione del summit di ieri sera Francesco Boccia - il ministro per gli Affari regionali - ha alzato la voce contro i grillini, in un clima di assoluto pessimismo. E in tutto ciò nessuno, neanche il capo politico del M5S, farebbe salti di gioia per il vertice di maggioranza.

Ciò che in realtà preoccupa Di Maio è il possibile abbraccio mortale del fondatore di Italia Viva. Dal Nazareno hanno intanto ribadito: "Continuano le imposizioni e i veti di Di Maio in Rai. Speriamo che l'ad Salini smetta di accettarli. C'è bisogno di più pluralismo e non di diktat".

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