Conte molla la Schlein in odore di ko alle urne "Il M5s correrà da solo"

Il leader grillino in guerra aperta con il Pd. A Trieste il gelo tra i due: nessun incontro

Conte molla la Schlein in odore di ko alle urne "Il M5s correrà da solo"

Tra Elly e «Giuseppi» (come lo chiamava l'amico Trump) è ormai guerra aperta.

Il capo dei Cinque Stelle Conte sceglie - con curioso senso dell'opportunità politica - proprio il Friuli Venezia Giulia, dove il suo partito e il Pd sono alleati alle Regionali di domani, per annunciare che «il Movimento non ha alcuna difficoltà a continuare a correre da solo», anzi: meglio soli che mal accompagnati. Nessuno pensi dunque che il Friuli sia «un laboratorio» di alleanze future, perché «le intese si fanno quando c'è l'opportunità di condividere obiettivi politici chiari e molto ambiziosi, e impegni certi per i cittadini». Se no «meglio andare da soli». E sbatte la porta in faccia a Schlein, che aveva lanciato l'invito a «chiudersi in una stanza per trovare un accordo» e coordinarsi come opposizione: «Preferisco una passeggiata all'aperto, si respira meglio», dice a Repubblica.

Lunedì il capo dei Cinque Stelle dovrà vedersela con un risultato che si preannuncia assai magro per il suo partito («Qui è tanto se arriviamo al 4%», confidano i grillini locali), e intanto i sondaggi continuano a dare M5s in discesa e il Pd in salita. E questo alimenta la sua fretta di «smarcarsi», come spiegano i suoi, e di provare a mettere in difficoltà la Schlein, contestandole il ruolo di leader dell'opposizione.

Il voto regionale di domani crea problemi anche al Pd: «Sono segretaria solo da 20 giorni, anche se sembra un secolo: questo non è un test su di me», avverte Elly Schlein dal Friuli, dove è andata per la volata finale della campagna elettorale, mettendo le mani avanti. La sconfitta del candidato governatore di centrosinistra (l'autonomista Massimo Moretuzzo, sostenuto da Pd e Cinque Stelle) e la riconferma di Massimiliano Fedriga vengono date pressoché per scontate da mesi, e la neo-leader, comprensibilmente, non vuole vedersela mettere in conto dai critici interni e dagli avversari. Tanto più che candidato e coalizione sono stati costruiti a fine 2022 (su spinta della ex capogruppo dem, la friulana Debora Serracchiani, e dell'ex ministro grillino Stefano Patuanelli), quando Elly era solo una dei candidati al congresso Pd.

I suoi invitano a guardare innanzitutto al voto di lista, con i sondaggi che «segnalano una netta ripresa dopo l'elezione di Elly: al comizio di Udine la gente è rimasta fuori perché il teatro era pieno». E a contare, anche se nessuno lo ammette esplicitamente, sarà proprio la distanza che il Pd riuscirà a mettere tra sé e l'«alleato» M5S: il primo obiettivo del Nazareno versione Schlein, in vista delle elezioni europee del prossimo anno, è quello di «svuotare il serbatoio di Conte, riprendendoci i voti di sinistra finiti ai grillini».

E questo spiega il gelo ormai esplicito che regna tra l'ex premier pentastellato e la nuova star del Pd: ieri i due erano entrambi a Trieste, lui in arrivo e lei in partenza, ma hanno scelto di non incrociarsi. Nessun incontro, neppure un saluto di sfuggita: «Ah, Giuseppe viene qui? Non lo sapevo», finge di cadere dalle nuvole lei. E lui (che finora si era tenuto alla larga dal Friuli, e solo all'ultimo ha deciso su pressione dei suoi di fare un blitz) reagisce buttando acqua gelata sull'alleanza coi dem e frenando su ulteriori intese alle amministrative di maggio. Schlein replica con altrettanta freddezza: in Friuli, spiega, la coalizione con 5S si deve solo «alla credibilità del candidato», per il resto non si fanno alleanze «a scatola chiusa e tra dirigenti».

A ritrovarsi in difficoltà sono i fan del matrimonio con Conte come il neo-capogruppo Francesco Boccia, che dice: «Non possiamo non unire le forze in Parlamento per fare opposizione. Poi il tempo dirà se potremo farlo anche alle elezioni».

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