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"Conte ormai inconciliabile con noi. Il campo largo? Sarà con i draghiani"

Il senatore Pd pensa già al congresso ed esclude una nuova alleanza con M5s: "A questo punto dobbiamo aprirci alle forze liberali"

"Conte ormai inconciliabile con noi. Il campo largo? Sarà con i draghiani"

Il senatore Andrea Marcucci del Pd a tutto campo sulle prospettive del centrosinistra.

La responsabilità della crisi è del Movimento 5 Stelle.

«Conte ha la responsabilità pesantissima di essere stato il primo ad aprirla. Ha aperto un varco, che poi Salvini ha sfruttato. Sia chiaro che chi ha fatto cadere il governo, è responsabile di un vero e proprio attacco all'Italia. Quanto al campo largo, i ministri del Pd, il segretario stesso, hanno detto per tempo che chi non avrebbe sostenuto l'esecutivo non sarebbe potuto essere alleato del Pd. Mi limito a tirare le conclusioni».

Il Pd ha visto Conte a pochi passi dal gong. Perché aprire sempre uno spiraglio?

«Il Pd fino all'ultimo ha cercato di far valere il buon senso e la responsabilità nazionale. Andare al voto in queste condizioni comporterà un costo salatissimo a carico di tutti gli italiani. È triste veder prevalere in Senato gli interessi di bottega. Chi ha provocato le elezioni in Italia, non ha mai sorriso alle urne. Gli italiani non dimenticheranno neanche questa volta».

Che scenari vede, nel centrosinistra, da qua alle elezioni comprese?

«Vedo che l'atteggiamento predatorio della Lega ha creato significativi dissensi dentro Forza Italia. I tre ministri ed altri colleghi parlamentari possono diventare interlocutori naturali del centrosinistra. Mi faccia aggiungere che ho molta stima per la ministra Gelmini e capisco la sua sofferenza. Ripeto ciò che ho sempre detto, bisogna rafforzare innanzitutto le alleanze con le forze liberali ed europeista che vogliono proseguire l'agenda Draghi».

Però la sensazione è che abbiate voluto evitare le urne, anche.

«Con il Pnrr ancora aperto ed una legge di bilancio ancora da fare? I mesi che mancavano alla fine naturale della legislatura erano preziosi. Voglio sottolinearlo, preziosi per l'Italia, non certo per noi».

Ora verrà l'ora dei congressi e della resa dei conti, per così dire, tra le varie correnti?

«Il congresso è un fatto naturale per il Pd, nessuna resa dei conti. Io l'ho chiesto a suo tempo, perché il panorama politico aveva già subito tanti ribaltamenti, che i nostri militanti avrebbero potuto giudicare. È stato un errore non farlo. Immagino che a questo punto faremo il congresso all'inizio della prossima legislatura».

Non è un mistero che ex Ds vari spingano affinché il M5S sia dentro il «campo largo».

«Quello che è successo in Senato, e diciamo questa settimana di fibrillazioni, è sotto gli occhi di tutti. Non credo che nel Pd nessuno riproponga la questione. Gli elettori non capirebbero. E lo dice uno come me che non ha pregiudizi e che in passato ha pure collaborato con Conte, durante il suo secondo governo.

Poi il leader dei 5 stelle ha preso un'altra strada, inconciliabile con la nostra».

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