Roma - Nella controversa vicenda della Tav che dovrebbe collegare l'Italia alla Francia, colpisce il silenzio che ieri ha contagiato tutti i rappresentanti della Lega, solitamente molto propensi a dire la loro su tutto (soprattutto su ciò che riguarda in primo luogo l'economia del Nord Italia). Ieri erano silenziosi, dicevamo. Perché il Carroccio sta seriamente meditando di spingere la coalizione gialloverde verso l'ennesimo strappo al programma grillino. Quanto avvenuto al Comune di Torino è altamente significativo. I grillini, quelli che non hanno responsabilità di governo, continuano a boicottare l'opera e quanto deciso lunedì dal Consiglio comunale torinese ne è la riprova. Solo che la levata di scudi contro la decisione è pressoché unanime. Non soltanto le opposizioni in Consiglio, ma anche industriali e sindacati si attendono un passo indietro da Torino e in genere dal Movimento cinque stelle. Anche se bisogna registrare un dissidio tra Cgil torinese (contraria alla Tav) e Cgil nazionale favorevole. Insomma sono in tanti ad augurarsi che accada quanto è già successo per la Tap pugliese. Mentre il ministro Toninelli sfrutta la velocità di Twitter per lanciare messaggi minatori al Commissario della Tav Paolo Foietta, reo di aver sostenuto che lo stop all'opera costerebbe più della sua realizzazione. «Foietta si rassereni e vada tranquillo verso la fine, imminente, del suo mandato - tuona il ministro delle Infrastrutture -. Stiamo per completare sulla #Tav un'analisi costi-benefici finalmente oggettiva, così da indirizzare i soldi dei cittadini verso le vere priorità infrastrutturali del Paese». Insomma Toninelli insiste per lo stop. Mentre ci pensa il premier Giuseppe Conte a gettare acqua sul fuoco. E dalla sua trasferta in India precisa che una decisione ancora non è stata presa. Il governo, dice, sta «ultimando l'analisi di costi e benefici». Anche se rivendica l'adozione dello stesso metodo usato sul Tap, il gasdotto che si farà nonostante il M5s abbia fatto campagna elettorale sulla promessa di bloccare l'opera. Conte puntualizza pure che nel contratto di governo non è affatto scritto che l'opera debba essere fermata, ma semplicemente che devono essere fatti tutti i riscontri necessari per valutare il rapporto costi-benefici.
Solo il governatore lombardo Attilio Fontana esprime già un'opinione netta in favore dell'opera mentre i suoi colleghi per ora tacciono e aspettano mentre il termometro del rapporto tra grillini e leghisti si fa sempre più incandescente (vedi le scintille sul Decreto sicurezza).
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