Il primo banco di prova del nuovo governo sull'immigrazione si trova ancora al largo della Libia. Ocean Viking, la nave battente bandiera norvegese gestita da Sos Mediterraneee e da Medici senza Frontiere due giorni fa ha soccorso 50 persone - 12 minorenni e una donna incinta - che erano a bordo di gommone in avaria in area Sar libica e ha chiesto di poterle sbarcare in un porto sicuro. Richiesta inoltrata a Malta e Italia, dove si è appena insediato l'esecutivo della «discontinuità» rispetto alle politiche salviniane.
L'inversione di rotta l'ha ribadita ieri il premier Giuseppe Conte che ha promesso di «rivedere la disciplina in materia di sicurezza alla luce delle osservazioni critiche formulate dal Presidente della Repubblica». Dunque di modificare il decreto sicurezza bis, a partire dell'abrogazione delle sanzioni previste fino a un milione di euro per chi viola i divieti. Nel frattempo però c'è da gestire il presente, con le navi ong nel Mediterraneo. La palla è in mano al neo ministro dell'Interno Luciana Lamorgese: «Siamo subito operativi. Affronteremo anche questa emergenza se sarà una emergenza», ha dichiarato ieri. Se è vero che il decreto sicurezza è in vigore, spetta infatti al titolare del Viminale la decisione di firmare o meno l'atto di divieto di ingresso in acque italiane per Ocean Viking. È una scelta facoltativa, dato che il provvedimento prevede che il ministro possa vietare l'ingresso, non che debba farlo.
Quando al Viminale c'era Salvini, alla prima notizia di soccorso da parte di una ong, firmava l'interdizione, che veniva poi controfirmata dagli ex ministri della Difesa e delle Infrastrutture Elisabetta Trenta e Danilo Toninelli, e poi notificata alla nave ancora lontana dalle coste italiane. Questa volta lo schema non sarà questo, visto che in cima alle richieste dei Dem ai Cinque Stelle c'è proprio quella di far sbarcare i migranti e di non chiudere i porti alle navi ong. Una questione che Conte ha annunciato di voler portare in Europa insieme con la riforma del trattato di Dublino: una soluzione condivisa a partire da «un'effettiva solidarietà tra gli Stati dell'Ue - dice il premier -, più volte annunciata ma mai realizzata concretamente».
Intanto «Alan Kurdi», della ong tedesca Sea-Eye, è ancora al largo di Malta in attesa di un porto sicuro dal 31 agosto dopo aver salvato 13 persone e aver ricevuto il no allo sbarco sia dalla Valletta che da Roma. A bordo sono rimasti cinque migranti dopo che gli ultimi sono stati evacuati la notte scorsa. Ma anche per loro una soluzione sembra ormai vicina.
La portavoce della commissione europea, Natasha Bertaud, ha annunciato che Bruxelles sta coordinando la ripartizione dei migranti tra alcuni Stati membri che si sono messi a disposizione per l'accoglienza, mentre per la Ocean Viking la commissione non sarebbe ancora stata attivata dai Paesi per occuparsi dei ricollocamenti. E ieri mattina a Lampedusa un nuovo sbarco a distanza di poche ore da quello di altri 35 migranti: 13 tunisini intercettati fuori dal porto a bordo di un barchino in legno.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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