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Conte senza maggioranza dà i compiti agli italiani

Dalla scuola all'economia i giallorossi sono a pezzi. Il premier ai cittadini: rispettate le regole

Conte senza maggioranza dà i compiti agli italiani

La fase 2 per gli italiani è piena di incognite, ma quella del governo Conte lo è ancora di più. La fiducia nell'esecutivo è confinata ormai a tre italiani su dieci (ultima rilevazione di Tecnè), la prospettiva di un cambio di premier in vista della ricostruzione post Covid19 sempre più probabile. Conte definisce «solida» la sua maggioranza ma è un aggettivo sproporzionato, almeno quanto il «poderoso» applicato al decreto sugli aiuti (in realtà modestissimi) a imprese e partite iva.

La strategia mediatica per sopravvivere al virus è chiara, cercare di ribaltare le responsabilità sui cittadini. Il concetto che deve passare è: se le cose andranno male, sarà colpa vostra che siete indisciplinati, non del governo. Linea confermata ieri da Conte in un messaggio sui social: «Il futuro del Paese sarà nelle nostre mani. Serviranno la collaborazione, il senso civico e il rispetto delle regole da parte di tutti». Lavatevi le mani, attenetevi alle mie istruzioni, non sperperate «quello che abbiamo faticosamente guadagnato in cinquanta giorni». La realtà è che il governo italiano ha fatto peggio di tutti nel contenimento dell'epidemia. E che la sua maggioranza è tutt'altro che solida. Su ogni dossier, anzi, trova motivi di scontro, che si sommano all'opposizione suscitata nell'opinione pubblica, nelle associazioni di categoria, nei sindacati. Gli ultimi riguardano la scuola e le misure di sostegno per gli italiani in difficoltà. Nel Pd e tra i renziani, ma persino nella sinistra Leu, è stata accolta con fastidio l'uscita della ministra grillina Lucia Azzolina sul surreale programma di ripartenza delle classi a settembre, un sistema «misto» con metà alunni in classe e gli altri collegati da casa. Per Italia Viva «uno schiaffo al Parlamento, agli alunni e alle famiglie», dubbi espressi anche dal Pd, ma le critiche arrivano anche dal sindacato («Turnazione e didattica a distanza sono improponibili» scrive il segretario della Cisl Anna Maria Furlan) e dall'Associazione nazionale presidi che esprime «forti perplessità» sulle modalità previste per lo svolgimento degli esami di maturità. L'ipotesi è poi giudicata «insostenibile sia sul piano didattico, sia sul piano familiare» dal Moige (Movimento Italiano Genitori). Un coro di dissenso che ha convinto la ministra grillina a frenare: «da me solo proposte, nessuna decisione presa».

L'altro tema di scontro nella maggioranza è economico. L'idea grillina - annunciata dalla ministra Catalfo - è di aumentare la platea di beneficiari di reddito di cittadinanza allentando i criteri patrimoniali e reddituali, e in più erogare un sussidio aggiuntivo, il reddito di emergenza, che potrebbe andare anche a chi già riceve il Rdc, e persino a chi lavora in nero (l'Italia diventerebbe il primo caso al mondo di Stato che sussidia chi evade le tasse). Il Pd spinge invece per un aiuto una tantum e non per una misura assistenzialista che diventerebbe permanente e avrebbe la firma del M5s. Ancora più deciso il no dei renziani che, in alternativa, propongono di destinare le risorse previste (3 miliardi) ai Comuni, per destinarle poi alle situazioni di difficoltà.

Ma i motivi di frizione sono parecchi. Il crollo dei pedaggi autostradali ha infatti aumentato i dubbi della ministra della Infrastrutture, la piddina Paola De Micheli, sulla revoca delle concessioni ad Autostrade, battaglia simbolica che il M5s - in crisi di consenso - non vuole mollare. C'è poi la coperta corta delle risorse che i ministeri si contendono, dall'Agricoltura (in mano a Iv) al turismo (presidiato da Franceschini) all'export (Di Maio), poi la tensione geopolitica tra Pd e grillini troppo filo-Cina. E quindi lo scontro sulle riaperture nella Fase 2, alimentato da Renzi. Lo scontro sulla Fase 3, quella che dovrà fare i conti con un paese in recessione, non sarà meno duro.

Ma forse non sarà più Conte a gestirlo da Palazzo Chigi.

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