La continua caccia agli scandali e le vittorie politiche di Donald

La continua caccia agli scandali e le vittorie politiche di Donald

Donald Trump vince un'altra mano della sua partita durissima contro la sinistra mediatica americana: la Suprema Corte gli ha dato parzialmente ragione (in autunno sarà emessa la decisione finale) sul cosiddetto bando anti-islamico contro i viaggiatori provenienti da sei Paesi a maggioranza musulmana, ammettendo come legittimo un blocco nella emissione dei visti.

È solo uno dei punti del bando, ma un punto importante perché la Suprema Corte ha così stabilito che la decisione di Trump di agire sui flussi emigratori dal mondo islamico non è anticostituzionale, ma deve trovare la sua giusta forma all'interno di un sistema di regole concepito per tutelare tutti coloro che vivono e vogliono vivere in America, ma non a loro capriccio. Questa decisione arriva in un momento rovente: Trump ieri ha attaccato il suo predecessore Barack Obama sulla questione del cosiddetto Russiagate accusandolo di non aver fatto niente contro le ipotetiche interferenze russe, salvo alzare un gran polverone per far credere di essere lo strenuo paladino dell'indipendenza americana.

Trump gli ha dato del millantatore e lo staff di Obama ha risposto con un comunicato fortemente risentito. I giornali schierati contro il presidente, come il New York Times e il Washington Post, hanno dovuto abbassare le loro armi dagli ultimi obbiettivi che riguardavano una serie di presunti scandali che coinvolgevano il genero Kushner e la famiglia sull'import export anche di marchi italiani. Poi la tensione è salita ancora perché la Casa Bianca ha vietato l'uso delle telecamere durante la quotidiana conferenza stampa del pomeriggio, consentendo soltanto la trasmissione con microfoni e senza la possibilità di porre domande.

Ciò accade mentre varca i cancelli di Pennsylvania Avenue il primo ministro indiano Narendra Modi che ha inaspettatamente dato grandi segni di cordialità nei confronti di Trump, cosa che ha sorpreso amaramente la comunità dei corrispondenti dei giornali liberal che consideravano Modi totalmente schierato con Obama. L'arrivo del primo ministro indiano costituiva una grande opportunità per i cronisti anti-trumpisti. Ma la mossa della Casa Bianca è stata fulminea: via le telecamere, autorizzati solo i microfoni per registrare l'evento e nessun botta e risposta tra presidente e corrispondenti.

In questo modo l'amministrazione ha marcato il punto incassato sul bando sull'immigrazione: il Presidente non intende consentire alla stampa che lavora solo per la sua cacciata di sfruttare un'occasione per riguadagnare il punto perduto dopo la decisione della Suprema Corte che ha restituito intera dignità costituzionale e politica al Presidente ogni giorno sotto tiro.

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