Che fine ha fatto il codice di condotta delle Ong? E chi indirizza le attività della Guardia Costiera e del Imrcc, il Centro Nazionale per il Coordinamento del Soccorso marittimo? L'alacre presenza a bordo di Aquarius di un team di Msf e il caso del pattugliatore Diciotti, la nave della Guardia Costiera che ieri ha scaricato a Catania 937 migranti prelevati nel corso di sette operazioni di trasbordo, fanno sorgere due interrogativi.
Il primo riguarda il rispetto delle tredici regolette fissate lo scorso luglio dall'allora ministro dell'Interno Marco Minniti per normare l'attività delle Ong decise a operare nei porti italiani. Faceva specie, lunedì notte, ascoltare il portavoce di Medici Senza Frontiere ricattare il nostro governo diffondendo, dal ponte dell'Aquarius, notizie non verificate sullo stato dei migranti e sui rischi della navigazione verso Valencia. Anche perché quel portavoce non avrebbe dovuto essere lì. A luglio dello scorso anno Msf abbandonò indignata le attività di soccorso nel Mediterraneo. E lo fece dopo essersi tenacemente opposta alla clausola che imponeva a lei e alle altre Ong di accettare l'eventuale presenza delle forze dell'ordine italiane a bordo delle proprie imbarcazioni. Oggi a un anno di distanza Msf è di nuovo nel Mediterraneo, libera di esercitare i suoi ricatti umanitari dalla tolda dell'Aquarius. Come ha fatto a uscire dalla porta per poi rientrare dalla finestra?
La risposta è semplice. L'Aquarius è gestita nominalmente da «Sos Mediterranée», una Ong francese che è stata fra le prime ad accettare il codice di condotta. Oggi però «Sos Mediterranée» sembra ridotta al ruolo di testa di legno. Msf è invece tornata prepotentemente alla ribalta e usa la nave di Sos Mediterranée per svolgere un'azione politica rivolta a incrinare la sovranità territoriale dell'Italia e gli accordi con la Spagna per il trasferimento dei migranti a Valencia. Ma a chi spetta impedire e prevenire la presenza a bordo dell'Aquarius di un team di Msf deciso a innescare uno scontro politico con il nostro governo? Quel ruolo spetta inevitabilmente a un Imrcc competente, sulla base delle Convenzione di Amburgo, nel decidere l'assegnazione dei soccorsi. Nel momento in cui delle Ong utilizzano le attività di soccorso come copertura per opporsi all'autorità del governo e chiaro che le regole internazionali non bastano più. A questo punto il nostro esecutivo e il Ministero delle Infrastrutture devono impartire precise direttive politiche a Guardia Costiera e Imrcc per regolare la gestione dei soccorsi. Stupì molto un anno fa ascoltare l'allora Comandante generale delle Capitanerie di Porto ammiraglio Vincenzo Melone assolvere da ogni colpa le Ong nel corso di un'audizione alla Commissione Difesa del Senato. Una difesa pronunciata mentre le procure facevano luce sull'evidente complicità di alcune Ong con gli scafisti. Stupisce oggi vedere che Guardia Costiera e Centro Nazionale di Soccorso continuano a comportarsi come se fosse ancora in vigore il lodo Triton, ovvero l'accordo segreto con cui il governo di Matteo Renzi accettò che l'Italia si accollasse tutti i migranti provenienti dalla Libia. Oggi quell'accordo è definitivamente decaduto.
Qualsiasi operazione di soccorso va quindi attribuita senza l'implicita regola del successivo trasferimento nei porti italiani. Per mettersi al riparo da altri casi Aquarius il governo deve quindi sensibilizzare i vertici della Guardia Costiera verificando che il nuovo indirizzo venga recepito da chi ha la responsabilità di gestire i soccorsi.
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