Il numero è impressionante: 535 indennizzi dal 1° gennaio al 31 ottobre scorso. E l'anno non è ancora finito, nelle statistiche del Guardasigilli Carlo Nordio manca l'ultimo bimestre. Insomma, il tema delle ingiuste detenzioni resta una piaga che l'anno scorso è costata alle casse dello Stato 26,9 milioni, nel 2025 siamo già a quota 23 milioni e 850 mila euro. Il ministro della giustizia risponde al questionario time a una raffica di quesiti, in particolare a quello posto dal combattivo deputato di Forza Italia Enrico Costa che ricorda le cifre di una vera e propria emergenza. "Negli ultimi trent'anni - osserva il parlamentare - si sono registrate circa trentamila ingiuste detenzioni e lo Stato ha speso qualcosa come 900 milioni per i ristori".
Attenzione: non tutti quelli che finiscono in cella per errore, o meglio vengono poi assolti da ogni accusa, ricevono il "bonus". L'indennizzo rispetta parametri rigorosi e stringenti, più di una richiesta cade nel nulla. Succederà anche quest'anno: sono 913 le istanze pervenute nel 2025, ma solo una parte viene accolta. E però il ministro non ci gira intorno: "Questa è una sconfitta dello Stato, scusate ma ho difficoltà a leggere questi numeri". Nordio incespica addirittura sulle parole, senza nascondere il disagio per una situazione che non fa onore al Paese. "Dietro ciascuna di queste storie - aggiunge il Guardasigilli - c'è un fardello di dolore". Sofferenze. Umiliazioni. Privazioni. Spesso la gogna. "Qualcosa non quadra - osserva Costa nel suo intervento - visto che a fronte di queste cifre impietose, scopriamo che davanti al Csm il 99 per cento dei magistrati ha avuto una valutazione positiva, dunque si potrebbe pensare che la giustizia sia una macchina perfetta".
Il ministro parla anche del referendum sulla giustizia, argomento esplosivo, al centro nei prossimi mesi di un duro scontro fra maggioranza e opposizione. Già a Stresa, sabato, nel corso del convegno promosso dalla Fondazione Iniziativa Europa, Nordio aveva cerchiato sul calendario la data del 1° marzo, ipotizzando magari un breve slittamento. Ora torna sull'argomento: "La Cassazione si è già pronunciata, adesso ci sono dei termini, non prima e non dopo un certo limite. Di conseguenza, secondo i nostri calcoli dovrebbe essere la prima metà di marzo". La data esatta verrà stabilita d'intesa con il Quirinale, ma è evidente che per la maggioranza a questo punto accorciare i tempi potrebbe favorire il sì. E dunque spingere verso la conferma della riforma costituzionale sulla separazione delle carriere, appena approvata dal Parlamento. A Stresa, un sondaggio di SocialCom dimostra che i sì sono avanti, ma un mese in più di campagna elettorale, con le opposizioni e l'Associazione nazionale magistrati in pista, potrebbe scombinare o addirittura riaprire i giochi. Anche se sarà da valutare anche la percentuale di quelli che andranno alle urne: con il partito del no molto motivato, più saranno i votanti più i sì avranno chance di prevalere. I dati che Nordio legge con grande fatica nell'aula di Montecitorio sono forse, senza voler colpevolizzare o demonizzare nessuno, la miglior spiegazione della necessità di cambiare l'architettura giudiziaria del nostro sistema. "Ammetto - aggiunge Nordio - che queste cifre costituiscono non solo un fardello di dolore ma anche un fardello economico per lo Stato.
In particolare - conclude il ministro - i dati più alti si registrano presso la Corte d'appello di Reggio Calabria con 77 indennizzi liquidati per 5486.000 euro e presso la Corte d'appello di Catanzaro con 126 indennizzi per un importo di 4.311.000 euro". Una classifica dei peggiori che ancora una volta penalizza il Sud. Ma ogni errore è una ferita per il Paese.