Contro la nostra manovra perfino gli euroscettici stanno con Juncker & C.

L'austriaco Kurz pronto alla procedura di infrazione. L'Afd: "Da Roma solo spese folli"

Contro la nostra manovra perfino gli euroscettici stanno con Juncker & C.

Vatti a fidare degli amici sovranisti. Dopo essere stati scaricati brutalmente dall'alleato austriaco Kurz (che dopo aver chiesto al governo italiano di «tornare alla ragione» ha spiegato a Salvini e Di Maio che l'Austria «non vuol sostenere i debiti fatti da altri») ieri persino «i nostri amici» (Salvini dixit) della estrema destra tedesca di Adf hanno preso il governo italiano e la sua «folle manovra» a randellate: «Un nuovo orrendo indebitamento, sono pazzi questi romani».

«L'Italia - spiega la presidente Alice Weidel- si affida alla solidarietà europea o al fatto che la Bce annulli i suoi debiti obbligazionari. In questo modo la Germania sarà ancora una volta l'ufficiale pagatore. Ma perché dovremmo pagare noi per i ricchi italiani?».

Con amici così, chi ha bisogno di nemici? Nell'intera Ue, insomma, nessuno sembra disposto ad aprire linee di credito all'Italia, e la pressione per far correggere quei saldi da brivido della manovra non accenna a diminuire. Ieri di questo hanno discusso in una telefonata il presidente della Commissione Jean Claude Juncker e la cancelliera tedesca Angela Merkel. A renderlo noto sono stati loro stessi, precisando che due erano i punti di crisi al centro del colloquio: la Brexit e la bocciatura della legge di Bilancio italiana: «La posizione della Commissione è nota, e ieri c'è stata anche una presa di posizione pubblica del governo tedesco», ha spiegato la portavoce dell'esecutivo comunitario Mina Andreeva. Il succo: la manovra va corretta. Juncker e i suoi commissari lo hanno chiesto con toni bruschi, il governo tedesco ha usato formule più morbide («Ci attendiamo un dialogo costruttivo con l'Italia, e noi sosteniamo molto la Commissione in questo processo di cooperazione»), ma il senso è chiaro: tutti i governi, a cominciare da quello di Berlino, sono allineati nel chiedere che l'Italia faccia un passo indietro e riveda il proprio piano di «spese folli», come le chiamano i super-sovranisti di Adf.

Il governo Conte per ora svicola: «Non abbiamo ancora ricevuto alcuna risposta ufficiale dopo la bocciatura comunicata due giorni fa», ha fatto sapere la portavoce della Commissione. Ma le conseguenze, per il nostro Paese, potrebbero arrivare prima del previsto: proprio l'«amico» Kurz, che come premier austriaco è anche presidente di turno dell'Unione, ha fatto trapelare che sarebbe pronto ad inserire l'avvio della procedura di infrazione contro Roma già nell'ordine del giorno del Consiglio europeo di dicembre.

Ma la corsa contro il tempo prevede tappe già a breve: il 5 novembre il ministro del Tesoro Tria sarà alla riunione dell'Eurogruppo e lì gli toccherà spiegare e giustificare la manovra davanti a diciotto, assai poco indulgenti colleghi, ed è probabile una dichiarazione finale proprio sulla situazione dell'Italia. Poi l'8 novembre la Commissione europea pubblicherà le proprie stime di autunno, sulla base delle quali si valuta l'attendibilità delle manovre dei singoli paesi, e le stellari previsioni di crescita del Paese messe nere su bianco dal governo di Roma potrebbero subire un duro colpo, rendendo ancora più allarmante l'aumento del deficit. Il 13 novembre poi scadrà l'ultimatum per presentare le necessarie correzioni alla manovra e ai suoi saldi di bilancio richieste da Bruxelles.

E se le correzioni non venissero presentate, a dicembre il Consiglio europeo presieduto da Kurz potrebbe aprire la procedura contro l'Italia. Un attimo prima della fine del Quantitative Easing, cioè degli acquisti dei titoli da parte della Bce.

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