I grillini saranno i più freschi. E soprattutto i più mattinieri. Affronteranno sbarbati e a mente sgombra i gruppi di turisti stranieri che già dalle prime ore del mattino creano una barriera umana tra Corsia Agonale e via del Salvatore. Solitamente quell'attraversamento pedonale di Corso Rinascimento è l'incubo degli automobilisti romani, costretti a lasciare il passo (lento, molto lento) a carovane di tedeschi e americani stanchi e con gli occhi ancora pieni della luce caravaggesca di San Luigi dei francesi. Ma alla vigilia di ferragosto gli automobilisti sono altrove. I turisti non hanno nessuno a insidiare il loro faticoso cammino sotto la canicola in direzione di piazza Navona, se non quei pochi pedoni-senatori di fede grillina.
Il controesodo più pazzo della storia repubblicana inizierà così. Con un Palazzo Madama in grande spolvero. Carabinieri all'ingresso anche se «non c'è aula», come si dice in gergo. Alle 16 la presidente Alberti Casellati riceve i rappresentanti dei gruppi per stabilire il calendario. In mattinata, però, sarà già tutto un via vai. I grillini arriveranno compatti e ordinati. La loro convocazione parla delle 10.30. I democratici, invece, sono attesi subito dopo pranzo e prima della Capigruppo. Quindi faranno in tempo a passare dalla buvette di Palazzo Madama per un tramezzino e una centrifuga prima di rimettere la testa sulla sfiducia a Conte («meglio a Salvini») e sulla crisi di governo ormai conclamata.
Il palazzo sarà in trambusto fin dalla mattina. Senatori che entrano ed escono (con i commessi contenti di vincere con questo spettacolo inedito la noia agostana). Senatori che infittiscono improvvisamente il traffico di persone in una zona da giorni ormai esclusivo appannaggio di turisti. Gli azzurri arriveranno alla spicciolata. Per loro nessuna convocazione. Si continuano a telefonare e a mandare messaggi in attesa di novità. Sono il gruppo parlamentare più consistente (dopo i grillini) e oggi se ne incontreranno a ogni angolo del Palazzo. Gli unici che non si vedranno sono quelli del gruppo Misto e del gruppo delle Autonomie. Statisticamente è più difficile imbattersi in loro, ma le loro riunioni, confessa una gola profonda, si faranno al telefono. E non c'è nemmeno bisogno della video-conferenza. Basterà il vecchio passaparola.
I leghisti arriveranno tutti dopo pranzo. Alcuni direttamente dalla stazione Termini e da Fiumicino. Si trascineranno dietro i trolley riempiti soltanto ieri sera. Pieni zeppi di camicie e biancheria. Il segretario Salvini ha detto che si lavorerà duro e a lungo. C'è da far cambiare verso al Paese, dice. Insomma non si tratta proprio di un «ponte» nella Città Eterna.
Ma di un vero controesodo, con ancora negli occhi paesaggi montani e sulla pelle il ricordo della brezza marina. Dentro, però, la determinazione di una squadra compatta che vuole cambiare il corso degli eventi. Peccato essere i soli a volerlo fino in fondo.