Controlli a tappeto in stazione e posti di blocco sulle strade

A chi si sposta viene richiesta una dichiarazione di reale necessità. Il Viminale: "Useremo anche i militari"

Controlli a tappeto in stazione e posti di blocco sulle strade

La stazione Centrale di Milano somiglia a una frontiera nel deserto. Negli enormi locali sui due piani, dove di solito passano centinaia e centinaia di persone al giorno, non c'è quasi nessuno. I passeggeri sono tutti in fila davanti all'unico varco aperto per le partenze, il «C». È lunedì, primo giorno effettivo di controlli per evitare gli spostamenti all'interno e all'esterno della Lombardia non motivati da «comprovate» necessità di lavoro o di salute.

Qui gli uomini e le donne della Polfer e i militari di Strade sicure, muniti di mascherina, nella mattinata fermavano a tappeto tutte o quasi le persone che dovevano prendere il treno. Le domande di rito: dove vive? Dove è diretto? Per quale motivo? Dopo una prima risposta a voce, in molti casi viene chiesto di compilare il modulo dell'autodichiarazione (è scaricabile dal sito del Viminale). Passa chi sta andando al lavoro, chi torna a casa e chi dichiara di avere una reale emergenza. A un certo punto viene creata una fila a parte per coloro che restano all'interno della regione che scorre più veloce. Non passa chi, ad esempio, vuole andare a trovare la famiglia o il fidanzato, chi vuole fare una gita, chi vuole fare acquisti, chi deve incontrare qualcuno, chi ha un appuntamento in un ufficio. Neppure chi racconta di un lavoro fuori Milano ma non è in grado di fornire prove convincenti. I passeggeri respinti vengono invitati a tornare in biglietteria per il rimborso.

In campo, avverte il viceministro dell'Interno Matteo Mauri, metteremo «tutti gli uomini che ci sono, compreso se necessario l'esercito, per fare i controlli». Ancora: «Se si incappa in un controllo e non si hanno le motivazioni» si potrà «incorrere in due reati: o l'articolo 650 del codice penale (inosservanza provvedimenti delle autorità) con una condanna fino a i tre mesi, oppure il rischio sale fino a tre anni se viene riconosciuto l'attentato a salute pubblica». Sulle strade la Questura di Milano ha dispiegato pattuglie agli ingressi in città, su tutte le grandi direttrici. Almeno una Volante per ogni «porta» della metropoli. I posti di controllo, spiega la Prefettura, saranno «molteplici e rimodulati costantemente». Ecco il bilancio diffuso in serata per Milano e provincia dal Centro di monitoraggio permanente: le forze dell'ordine hanno effettuato centinaia di verifiche, migliaia se si considera l'attività della polizia locale. Le violazioni accertate sono state 39.

Misure simili sono state prese dai prefetti del resto della Lombardia e anche fuori regione. A Cremona la Prefettura ha promesso «tolleranza zero» per chi non rispetta le regole. A Bergamo pochissime persone per strada e verifiche di polizia e carabinieri ad alcuni varchi della città. La Stradale ha presidiato i caselli autostradali. A Parma i carabinieri hanno fermato due ventenni che stavano andando in aeroporto per una vacanza a Madrid. Sono stati denunciati per violazione del decreto sull'emergenza sanitaria. A Venezia a presidiare l'area rossa c'erano circa 80 uomini delle forze dell'ordine.

Domenica sera a Genova la polizia di frontiera ha respinto un gruppo di persone provenienti dalla zone a rischio del Nord che volevano imbarcarsi su un traghetto per la Sardegna. Sono stati rimandati indietro. Il prefetto di Trieste annuncia verifiche su chi entra in Friuli-Venezia Giulia via mare e via terra.

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