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Contromanovra azzurra: "No a tasse e manette"

Berlusconi annuncia gli emendamenti di Fi. Già raccolte 150mila firme per il tetto alle tasse

Contromanovra azzurra: "No a tasse e manette"

«Tasse, spesa pubblica e manette sono nel Dna di questo governo delle 4 sinistre, serve una radicale inversione di tendenza». Silvio Berlusconi attacca i giallorossi e presenta, in una conferenza stampa, la contromanovra finanziaria di Forza Italia, fatta di una serie di emendamenti.

Al tavolo nella sala Colletti della Camera, tra le due capigruppo Mariastella Gelmini e Anna Maria Bernini, il leader azzurro dice che sono state già raccolte 150mila firme per mettere il tetto alle tasse in Costituzione. «L'evasione fiscale non si combatte aumentando le tasse ma al contrario. In certi casi, aumentando le pene perché non sia conveniente evaderle». Racconta che il presidente russo Putin gli ha detto che «con la flat tax al 15% hanno risolto completamente il problema». Critica la plastic tax: «Solo un interesse immediato elettorale, perché le imprese sono in Emilia Romagna, può convincerli a desistere su questa che è una vera follia. Costerà 106 euro a famiglia». Una proposta è il bonus di 150 euro al mese per figli da 0 a 21 anni. Poi il Cav annuncia che Fi vuole mettere in Costituzione l'elezione diretta del presidente della Repubblica. «Ci teniamo molto», sottolinea.

La Gelmini, al suo fianco, attacca: «Renzi novello liberale fa finta di stare all'opposizione di questa manovra contro le imprese. Lo sfidiamo a votare contro».

Il Cavaliere parla anche del disastro a Venezia, dopo una telefonata al sindaco Brugnaro. «Abbiamo chiesto con un'interrogazione al Parlamento europeo di far accedere Venezia al fondo europeo per le calamità naturali. Andrò personalmente a sostenerla». Poi, un'accusa: «Con il Mose in funzione, tutto questo non sarebbe successo».

La spallata a quello che Berlusconi definisce un «governo di incapaci» può arrivare dalle prossime regionali. Dopo la vittoria in Umbria possono infatti confermare, soprattutto in Emilia ma anche in Calabria e in Campania, che la maggioranza «naturale» per gli italiani è quella di centrodestra. «Io sono a disposizione. Andrò dove serve. Noi di Fi siamo come una azienda che vende un prodotto: la libertà», dice Il Cav. Per la Calabria, però, non c'è accordo dopo il no degli alleati a Mario Occhiuto, indicato da Fi e per la Campania non mancano i problemi. Ha provocato malumori tra i meridionali azzurri l'annuncio del Cav della candidatura dell'ex governatore Stefano Caldoro alla presidenza della Regione, mentre Salvini e Meloni avevano proposto Mara Carfagna, punto di riferimento dell'ala antisovranista degli azzurri. «Avevamo un candidato ideale, immaginate quale è, ma non intende candidarsi», ha aggiunto il Cav. La Carfagna, in realtà, sembra sempre sulla porta di casa, non si sa se per formare gruppi autonomi o per accettare l'invito pressante di Matteo Renzi, con un gruppo di scontenti. Ieri gli alleati hanno fatto sapere di non condividere la scelta Caldoro. «Ora si parla prima di programmi e squadra, poi di candidati», precisano a via Bellerio. «Caldoro? Il candidato tocca a Fi ma i nomi si fanno tutti insieme», taglia corto Meloni. C'è chi vede nella mossa di Berlusconi un modo per mettere alla strette la vicepresidente della Camera, perché decida se restare o no in Fi.

Pesa su tutti l'avvertimento del Cav: «Chi abbandona ciò per cui siamo stati eletti dagli elettori del centrodestra fa un atto di tradimento assoluto».

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