Chiamata a una prova di maturità, l'Unione europea mette sul tavolo una controproposta al piano di pace americano per l'Ucraina: pronta ad aprire, in caso di riuscita diplomatica, al graduale (e parziale) allentamento delle sanzioni economiche imposte alla Russia dal 2014. Con un caveat: verrebbero ripristinate in caso di violazione dell'intesa di pace. È questo uno dei 24 punti Ue (secondo la versione trapelata dal Daily Telegraph) che mostra un volto più costruttivo e dialogante di Bruxelles, pur senza cedere ad alcun diktat sulla cessione di territori né alle richieste di Washington sugli asset russi congelati: "Onerose". No inoltre a confini modificati con la forza; bocciata la riduzione dell'esercito di Kiev e le restrizioni all'industria della difesa. "È una nazione sovrana", ha riassunto ieri in un videomessaggio Ursula Von der Leyen.
Oltre a chiedere garanzie di sicurezza agli americani, che rispecchino la clausola di reciproca difesa dell'art. 5 Nato come da iniziale proposta italiana, l'Europa respinge in particolare le richieste di Mosca sulla cessione del territorio ucraino non occupato a Est. Secondo Bloomberg, l'Ue vorrebbe un vincolo di intervento automatico per tutti gli alleati in caso di aggressione russa dopo la tregua, a differenza delle garanzie più vaghe del piano Trump. Rispetto ai numeri della riduzione delle forze armate ucraine, cifre divergenti. Gli Usa chiedono che da 900mila passino a 600mila. Per gli europei, non si dovrebbe andar sotto le 800mila unità; stima indicata da Zelensky come necessaria alla sopravvivenza della pace con il formato della deterrenza.
Il piano Trump prevede poi il ritiro degli ucraini da quelle zone del Donbass (principalmente parti del Donetsk) non ancora sotto il controllo del Cremlino. L'idea europea è ferma sul punto: quei territori non dovrebbero esser ceduti. "La linea rossa è certamente l'integrità territoriale dell'Ucraina", ha detto ieri il cancelliere tedesco Merz a Die Welt.
Ai pochi spazi di trattativa finora offerti da The Donald agli alleati, gli sherpa di Bruxelles hanno risposto punto su punto. Ma neppure questa nuova bozza Made in Europe mette i 27 d'accordo: l'Italia intende semmai dar corpo e aggiustamenti alla proposta Usa, finora la più concreta pur con nodi in chiaroscuro. Ieri anche Starmer, premier britannico in campo con gli europei nella Coalizione dei Volenterosi come futuri garanti, dopo una telefonata con Trump si è detto d'accordo a lavorare con Washington. Insomma, niente strappi. Ma contributi costruttivi.
Da Bruxelles, il maggior coro di diffidenza si è alzato sull'uso degli asset russi come "ricompensa" per la mediazione degli Stati Uniti: secondo l'Ue, i beni congelati dovrebbero essere destinati alla ricostruzione e al risarcimento dell'Ucraina. La Casa Bianca propone invece di utilizzarli in joint venture e sostanzialmente trarne profitto. Canada e Giappone si sono uniti alla posizione Ue anche sull'art. 5 Nato. Diplomazia riattivata ieri da una "call" tra i ministri degli Esteri Ue e Kiev. L'idea è di costruire un monitoraggio sul cessate il fuoco guidato dagli Stati Uniti e dai partner che accetteranno: prevalentemente da remoto, ricorrerebbe a satelliti e droni, con una componente flessibile a terra per scandagliare presunte violazioni.
Al punto 13 del piano si legge inoltre che "l'adesione dell'Ucraina alla Nato dipende dal consenso interno all'Alleanza" e che Kiev diventerà membro Ue. Infine che "entrambe le parti in conflitto si impegnano a una completa cessazione delle ostilità senza condizione in aria, terra e mare".