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Il contropotere dei giudici "primato" italiano

Chiunque si trovi a governare il paese dovrà vedersela, presto o tardi, con un contropotere rappresentato dalla magistratura

Il contropotere dei giudici "primato" italiano

La vicenda Guidi rappresenta l'ultimo anello di una lunghissima catena che rende evidente come chiunque si trovi a governare il paese debba, presto o tardi, vedersela con un contropotere rappresentato dalla magistratura. Matteo Renzi come Silvio Berlusconi e, prima del Cavaliere, come Craxi ed Andreotti? In apparenza sembra proprio di si. Anzi, considerando che negli ultimi vent'anni anche i governi guidati da esponenti di sinistra, da D'Alema e Prodi, sono stati colpiti e, nel caso del Professore, affondati dagli strali della magistratura, appare fin troppo evidente come la famosa tripartizione dei poteri dello Stato di diritto sia diventata la contrapposizione non occasionale ma fisiologica tra la magistratura ed i poteri esecutivo e legislativo. Il fenomeno non riguarda solo il nostro paese ma si manifesta, ormai da tempo, in tutte le democrazie presenti nel pianeta, anche quelle che attraverso la presenza di esecutivi molto forti appaiono caratterizzate da tratti addirittura autoritari. Ma è in Italia che il contropotere della magistratura ha fatto la sua prima apparizione. Ed è sempre in Italia che nel corso di due decenni questa innovazione istituzionale ha subito una evoluzione continua fino a consentire alle toghe di strappare alla opposizione politica la sua tradizionale funzione di controllo della maggioranza e diventare l'antagonista istituzionale di chiunque abbia la ventura di ritrovarsi alla guida politica del Paese. Fino a quando al governo c'è stato il centro destra con Silvio Berlusconi il contropotere della magistratura ha potuto contare sul ruolo determinante della stragrande maggioranza dei media orientati a sinistra, ben felici di interpretare il ruolo di «cani da guardia della democrazia» per distruggere il loro «nemico» ideologico. Ora che al governo c'è Matteo Renzi, il quale governa con il sostegno di tutti i grandi gruppi bancari e finanziari che controllano i grandi organi d'informazione e le principali reti televisive e radiofoniche, l'alleanza militare tra magistratura e media si è allentata. A frenare la tendenza ideologica dei media a fiancheggiare sempre e comunque l'azione dei magistrati scatta l'interesse delle proprietà a non danneggiare il governo portatore dei loro interessi. Ma è proprio grazie a questa sorte di allentamento della vecchia alleanza che emerge con maggiore evidenza il ruolo di contropotere della magistratura, un ruolo che non si limita al solo controllo della legalità ma, come è avvenuto a Taranto e sta avvenendo in Basilicata, trasforma i magistrati nelle lance di punta delle istanze, delle necessità ed anche dei pregiudizi e delle paure dei territori in cui operano. Il fenomeno ripropone un problema evidente. La tripartizione dei poteri consente di governare con il controllo politico dell'opposizione e con quello di legalità della magistratura. Ma la contrapposizione tra i poteri paralizza sempre e comunque il Paese.

Come dimostra la storia d'Italia dagli anni '90 ad oggi. Ed allora che si aspetta a tornare allo Stato di diritto?

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