«Il nuovo ambasciatore nord coreano mi aveva detto il 10 dicembre che Mr. Jo è tornato in patria. Alla mia domanda se fosse una sorta di promozione ha risposto: Certamente...» racconta a il Giornale l'ex senatore Valentino Perin, che è stato la prima volta a Pyongyang nel 1996.
Il mistero del diplomatico Jo Song-gil sparito a Roma si colora sempre più di giallo. Non è escluso che sia tornato in Corea del Nord con le buone o le cattive perchè sospettato di volere disertare. Il regime avrebbe mandato in Italia una squadra speciale per occuparsi di Jo Song-gil. Fonti anonime lo rivelano al quotidiano sudcoreano JoongAng Ilbo, che per primo aveva pubblicato la notizia della diserzione dell'ambasciatore ad interim. «Volti non familiari sono stati visti entrare nell'ambasciata (a Roma, nda) negli ultimi due mesi» ha sostenuto la fonte del giornale di Seul. L'obiettivo era evitare la diserzione, «ma dopo che (Jo Song-gil) ha chiesto protezione alle autorità italiane, si sono focalizzati sull'accertamento dei fatti e sulle contromisure».
Forse è andata così, ma non si può escludere che il diplomatico sia stato individuato e prelevato dai servizi nord coreani per riportarlo in patria ed evitare una figuraccia al dittatore Kim Jong Un. L'ex senatore Perin sostiene che «Mr. Jo si è sempre dimostrato fiero e orgoglioso della Corea del Nord. Cercava continuamente informazioni e opportunità per favorire il suo Paese. L'ho incontrato l'ultima volta il 5 settembre ad un ricevimento in ambasciata a Roma». Poi Perin ha invitato il 10 dicembre alla buvette di palazzo Madama il nuovo ambasciatore nordcoreano Kim Chon e il braccio destro del suo predecessore, Pak Myong-Gil. Entrambi hanno confermato che Jo Song-gil è rientrato a Pyongyang.
Se Jo è veramente fuggito ha organizzato il piano da tempo contattando i servizi segreti italiani per chiedere temporanea protezione. L'asilo, secondo i servizi segreti sud coreani, è stato chiesto in un paese terzo. Jo potrebbe comparire fra qualche mese a Seul, come è capitato con altri disertori, ma in questo momento di distensione con Pyongyang sarebbe una mossa politica azzardata.
Se la fuga ha coinvolto la Cia l'ex ambasciatore sarebbe già stato portato in una base americana come Ramstein in Germania e fatto decollare con un volo militare segreto diretto negli Usa. Anche in questo caso non è il momento diplomatico migliore.
Il presidente Trump ha appena annunciato di avere ricevuto «una grande lettera» dal dittatore Kim Jong. La Farnesina ha dichiarato: «Non sappiamo se agenzie diverse dal Ministero degli Esteri, gli forniscano assistenza per richiedere asilo».
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