Una strana coppia, marito e moglie, accusata di trafficare armi con Libia, Siria e Iran da San Giorgio a Cremano. Un deputato del M5S in contatto con questa coppia, o meglio con la donna, Annamaria Fontana, arrestata col marito Mario Di Leva (convertito all'Islam) a fine gennaio e accusata di questi traffici con l'ombra dell'Isis. Non un deputato qualunque, il grillino, ma un parlamentare che dal 2013 è al Copasir, il cuore dell'intelligence italiana. Un deputato, Angelo Tofalo, che adesso è nella bufera, perché, anche se non è indagato, tutti - da Forza Italia al Pd - chiedono che si lasci il Copasir, perché in questa strana vicenda ci sono troppe ombre.
È un coro unanime quello che da quando è scoppiato il caso chiede con insistenza le dimissioni dal Copasir del parlamentare M5S, ingegnere con il pallino dell'informatica e degli 007. Il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri lancia un appello ai presidenti di Camera e Senato: «È intollerabile - dice - oltre che estremamente pericoloso per la sicurezza nazionale, che Tofalo continui a sedere in un organismo parlamentare che ha accesso a informazioni riservate e coperte da segreto». Ma anche dal Pd si levano diverse voci: «Tofalo dovrebbe valutare se la sua presenza al Copasir sia opportuna», afferma Rosa Calipari, la vedova dell'agente del Sismi Nicola Calipari morto durante la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, anche lei al Copasir. «Tofalo ma quando te ne vai dal Copasir? Stai mettendo a rischio la sicurezza del Paese», scrive su Twitter la vicecapogruppo del Pd Alessia Morani. «Si dimetta subito dal Copasir», aggiungono i dem Andrea Romano e Stefano Esposito. Tuona il pd Emanuele Fiano: «Stupisce che ad oggi Tofalo non abbia ancora annunciato le sue doverose dimissioni dal Copasir. Essere coinvolti, per sua stessa ammissione, in una vicenda tanto inquietante e non sentire l'urgenza di lasciare un posto così delicato è grave».
Tofalo è stato sentito come testimone dal pm di Napoli Catello Maresca, a cui si è presentato spontaneamente. Ed ha ammesso i ripetuti contatti con la coppia, tanto che la Fontana nel novembre scorso fu il suo intermediario (e partì con lui, che sembra le abbia pagato il viaggio) per un incontro a Istanbul, con Khalifa Al Ghawill, ex premier del governo di salvezza nazionale libico autore nell'ottobre scorso di un tentato golpe. «Tali frequentazioni - ha sostenuto davanti ai pm Tofalo - erano finalizzate anche all'organizzazione, in territorio italiano, di un possibile evento di pace e cooperazione a cui invitare tutti gli attori libici».
Versione confermata dalla Fontana, che ha parlato di un convegno, poi saltato, che avrebbe dovuto svolgersi alla fine di novembre del 2016. Insomma, la relazione pericolosa c'era. Di dimissioni però Tofalo non parla: «Ho agito per la «sicurezza nazionale». Ma le sue parole non convincono. E la polemica monta.
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