Estendere la copertura vaccinale a tutte le fasce della popolazione, programmando anche richiami periodici nel tempo. La profilassi contro il coronavirus diventerà un appuntamento stagionale come quello contro l'influenza.
E sul tavolo del governo fra le ipotesi c'è anche quella di inserire l'indice di copertura vaccinale della popolazione, molto differente tra regione e regione, tra gli indicatori decisionali che fanno scattare la soglia di rischio collegata ai colori. Potrebbe essere un ulteriore motivo di spinta verso la vaccinazione.
I dati dell'ultimo report dell'Istituto Superiore confermano quanto il vaccino sia un vero e proprio salvavita per chi si contagia con il Covid. Il tasso di decesso nei non vaccinati è nove volte più alto, 65 per 100mila, nel confronto con i vaccinati con ciclo completo entro i sei mesi dalla seconda dose, 7 per 100mila, e sei volte più alto rispetto ai vaccinati con ciclo completo da oltre sei mesi, 11 per 100mila. E che i vaccini rappresentino una diga soprattutto contro l'aggravarsi della malattia si evidenzia anche nei dati del bollettino quotidiano. Crescono i contagi: 11.555 con un balzo di mille contagi in più rispetto ai 10.544 di due giorni fa. La differenza con lo scorso anno è evidente non soltanto rispetto ai contagi (che erano oltre 37mila) ma soprattutto se si guarda ai ricoveri ed ai decessi. I pazienti in intensiva nel 2020 erano 3.748 ora sono 512. I posti letto Covid sono 4.250 in ordinaria contro i quasi 34mila di un anno fa. Ieri 49 vittime, un anno fa 699.
Il Friuli-Venezia Giulia sfonda il tetto della soglia di rischio sia in intensiva con 14,9% di posti letto Covid sia in area medica con il 16,1%. Con quasi 300 positivi per 100mila abitanti Fvg è ufficialmente in giallo. Ma ci sono quattro regioni che viaggiano sopra i mille contagi: Lombardia (quasi 2mila) Veneto, Emilia Romagna e Lazio.
Negli ultimi 30 giorni analizzati dall'Iss i ricoveri in terapia intensiva coinvolgono per il 64% persone non vaccinate, i decessi per il 45% sono di No Vax. Sale sul totale l'incidenza delle persone non protette dal vaccino sia per le diagnosi di infezione sia per i casi gravi che richiedono il ricovero. In un mese i casi tra gli scoperti sono stati 50.564 ovvero il 39,9%.
Il dato che ha fatto scattare il campanello d'allarme ponendo come urgenza la velocizzazione e anticipazione della terza dose per tutta la popolazione è quello sulla perdita della protezione offerta dal vaccino allo scadere dei sei mesi che passa dal 95% all'82%. Nella settimana 8-14 novembre rispetto alla possibilità di infezione dopo i sei mesi i dati mostrano un crollo passando dal 74,6% al 46,8 in media.
E il commissario all'emergenza, Francesco Paolo Figliuolo, non fa sconti a chi continua a rifiutare la profilassi. «In Italia l'87 per cento delle persone ha fatto almeno una dose, questi sono i fatti - dice Figliuolo - Non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire, noi andiamo avanti per la nostra strada: chi è artefice del suo male ne paga le conseguenze».
Dunque la strada resta quella tracciata, ma imprimendo un ulteriore accelerazione al booster che potrà essere anticipato a cinque mesi dopo la seconda dose. Due gli obiettivi ribaditi dal presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli. «Somministrare la dose booster a chi è a maggior rischio di sviluppare una patologia grave e completare il ciclo di vaccinazione primaria», ribadisce Locatelli che insiste anche sull'importanza del vaccino per i più piccoli. Anche in questo caso i dati parlano chiaro: il virus circola liberamente nella popolazione scoperta quella sotto i 12 anni ancora in attesa di un vaccino autorizzato. L'Ema, l'Agenzia europea per l'autorizzazione dei farmaci, dovrebbe dare il via libera già il 25 novembre subito dopo arriverebbe quello dell'Agenzia italiana, Aifa.
C'è l'impegno a partire il prima possibile con la profilassi per i piccoli perché ora il virus circola molto anche nella fascia 6-11 anni. Dall'inizio dell'epidemia nella popolazione 0-19 anni sono stati registrati 808.228 casi positivi e 34 decessi.
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