New York - Otto Warmbier è tornato negli Stati Uniti il 13 giugno, in coma, dopo 17 mesi di detenzione in Nord Corea, e lunedì pomeriggio, a meno di una settimana di distanza, è morto in un ospedale di Cincinnati, in Ohio. Le autorità di Pyongyang lo hanno rilasciato ufficialmente «per ragioni umanitarie», ma sembra ormai chiaro che in realtà abbiano voluto liberarsi di lui perché era in fin di vita. E la questione rischia di infiammare ancora di più il rapporto tra i due Paesi, già tesissimo dopo i ripetuti test balistici del regime e le minacce di reazione da parte degli Usa. In seguito alla morte del giovane due bombardieri supersonici americani B-1B hanno sorvolato la penisola coreana in una prova di forza nel corso di un'esercitazione militare congiunta tra Washington e Seul.
Quello che è accaduto a Warmbier è «un'infamia», ha tuonato il presidente Donald Trump. «Non sarebbe dovuto succedere, se fosse stato portato a casa prima i risultati sarebbero stati molto diversi», ha aggiunto. «Il destino di Otto aumenta la determinazione della mia amministrazione a impedire che tragedie simili accadano a persone innocenti per mano di regimi che non rispettano lo stato di diritto o la decenza umana di base», ha attaccato ancora il tycoon. «Sfortunatamente le terribili torture subite da nostro figlio per mano dei nordcoreani hanno fatto sì che non fosse possibile altro esito di quello triste avvenuto oggi», ha commentato da parte sua la famiglia del 22enne. Otto era uno studente di economia e commercio dell'University of Virginia, e alla fine del 2015 si è recato in Corea del Nord nel corso di un viaggio di cinque giorni, iniziato in Cina. La polizia del regime lo ha arrestato il 2 gennaio 2016 all'aeroporto di Pyongyang con l'accusa di atti ostili contro lo Stato, poiché aveva rubato un poster del leader Kim Jong-un nel suo albergo. Durante il processo-farsa, il giovane ha ammesso tra le lacrime di aver preso lo striscione e le autorità lo hanno costretto a una confessione in diretta tv. Così è stato condannato a 15 anni di lavori forzati e da quel momento il suo è diventato un caso diplomatico per gli Usa.
Inutili gli sforzi dell'amministrazione di Barack Obama per riportarlo a casa, mentre la settimana scorsa Pyongyang ha accettato di liberarlo. Una decisione festeggiata come un successo dalla Casa Bianca, salvo poi scoprire che Warmbier si trovava in coma da oltre un anno: per le autorità nordcoreane aveva contratto il botulismo e assunto sonniferi. I medici dell'ospedale di Cincinnati, dove il 22enne è stato ricoverato, non hanno invece trovato alcuna prova di botulismo attivo, una malattia rara causata da cibo contaminato o da ferite sporche. Ma hanno accertato una «massiccia perdita di tessuto cerebrale in tutte le regioni dell'organo, compatibile con un arresto respiratorio che ha bloccato l'afflusso di sangue al cervello». Nei giorni scorsi il padre Fred ha tenuto una drammatica conferenza stampa accusando pubblicamente Pyongyang di averlo seviziato e di aver tenuto a lungo segrete le sue condizioni di salute. «Quando Otto è tornato il 13 giugno non poteva parlare, vedere e nemmeno reagire ai comandi verbali - ha affermato la famiglia in un comunicato - Dopo un giorno la sua espressione era cambiata, sembrava in pace. Era a casa e crediamo che lo potesse percepire». Secondo il senatore dell'Arizona John McCain, il ragazzo è stato «assassinato dal regime di Kim Jong-un»: gli Stati Uniti «non possono e non devono tollerare l'omicidio di suoi cittadini da parte di potenze ostili».
Mentre il segretario di stato, Rex Tillerson, ha detto che al vaglio dell'amministrazione Usa c'è ora la possibilità di vietare i viaggi aerei verso il Paese asiatico. «Non siano giunti ad una conclusione definitiva - ha spiegato - ma ci stiamo pensando».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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