Se dapprima è stato Matteo Renzi a deporre le armi, ora è il coronavirus ad aver incosapevolmente allungato la vita del governo Conte. O quantomeno questa legislatura, sicuramente.
Oggi, non soltanto è stato annunciato che la Camera dei Deputati lavorerà un solo giorno alla settimana per le prossime tre settimane, ma è stato rinviato anche il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari che era previsto per il 29 marzo. Al momento non è stata ancora stabilita una nuova data del voto. Si ipotizza che anche le Regionali possano subire uno slittamento ed il governo non esclude che le due consultazioni si possano tenere nella stessa giornata. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento, il grillino Federico D'Incà, ha chiarito che"il governo ha ritenuto opportuno rivedere la decisione circa la data del referendum che era stata fissata prima dell'emergenza sanitaria, allo scopo di assicurare a tutti i soggetti politici una campagna elettorale efficace e ai cittadini un'informazione adeguata".
Una vera manna dal cielo perché il referendum porta in dote una sorta di "semestre bianco" di fatto, come ha recentemente spiegato a ilGiornale.it il costituzionalista Stefano Ceccanti, deputato del Pd. Una volta che si è votato "occorrono circa quindici giorni per la proclamazione dei risultati del referendum, la promulgazione del Presidente della Repubblica e la pubblicazione in Gazzetta e poi scattano altri quindici giorni per la vacatio legis prevista dall’articolo 73.3 della Costituzione". Ma non solo. "A quel punto scatta la delega legislativa della legge 51/2019 che comporta uno schema di decreti, un parere parlamentare entro quindici giorni e i decreti definitivi: anche volendo non utilizzare tutti i due mesi è impensabile non usarne almeno uno", aggiunge Ceccanti.
Se, dunque, per la consultazione referendaria si votasse alla metà del mese di maggio, i risultati verrebbero proclamati all'inizio di giugno. E, dopo, come ha spiegato il costituzionalista, andrebbero ridefiniti i collegi, alla luce della quasi scontata vittoria dei favorevoli al taglio dei parlamentari. L'attuale legge elettorale, infatti, prevede l'elezione di 945 parlamentari, non 600 come dispone la riforma costituzionale voluta dai grillini. Di fatto, il governo giallorosso guidato da Giuseppe Conte potrebbe proseguire tranquillamente fino a settembre, dato che nel nostro Paese è impensabile votare in estate, come ha capito a sue spese Matteo Salvini. In autunno, infatti, il governo deve presentare il Def a Bruxelles e, in teoria, entro Natale deve varare la manovra finanziaria. Fatte salve le antiche diatribe tra i renziani garantisti e i grillini giustizialisti, l'attuale esecutivo potrebbe benissimo mangiare il panettone.
L'unica finestra elettorale disponibile potrebbe essere quella tra gennaio e marzo del 2021 perché, poi, più si va in là con i mesi e più ci si avvicina al cosiddetto 'semestre bianco', ossia gli ultimi sei mesi di mandato del presidente della Repubblica durante i quali non si possono sciogliere le Camere.
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