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Berlusconi prende tempo. Ma l'ok all'Italicum è vicino

Il Cavaliere riunirà i suoi per superare le divisioni interne. Verdini resta ottimista. L'ipotesi di far entrare in vigore la legge elettorale solo dopo l'abolizione del Senato

Berlusconi prende tempo. Ma l'ok all'Italicum è vicino

Berlusconi sotto l'assedio di Forza Italia. Le due anime del partito cercano di convincerlo della bontà delle rispettive tesi. Da una parte c'è chi gli dice di non fidarsi di Renzi, di non concedere l'ennesimo vantaggio al rivale, di non accettare l'ulteriore imposizione di un premier che non vede l'ora di andare al voto in primavera. Dall'altra, però, c'è chi sostiene il contrario e preme per salvaguardare il patto del Nazareno. In testa a questi ultimi - ma non è certo il solo - c'è Verdini che resta l'uomo-cinghia di trasmissione con il premier. Tra i forzisti si racconta di un Denis particolarmente irritato; anzi, furioso. Un'ira manifestata al Cavaliere sia verbalmente sia per iscritto. La tesi di Verdini: in dieci giorni Renzi si fa il Mattarellum e Forza Italia è definitivamente spacciata. Vero o verosimile? A sentire gli altri azzurri, dall'altra parte della barricata, non è mica così scontato. «È un colossale bluff», ribattono mettendo in fila una dopo l'altra le ragioni per cui lo «spauracchio» Mattarellum non regge: Ncd non lo voterebbe mai e neppure tutti i grillini dissidenti, veri e propri cani sciolti di palazzo Madama. Altra tesi forte dei tifosi del patto del Nazareno nelle cui fila milita anche Fedele Confalonieri: solo così Berlusconi resta centrale nel panorama politico. Risposta secca degli avversari: centrale sì, ma per l'eutanasia; e noi al suicidio non ci stiamo. Al centro del sistema con la supervisione di Napolitano a cui Toti dedica il seguente pensiero: «Al momento è un elemento di stabilità e se sta lì non è male e solo lui deciderà quando mollare».

Il Cavaliere ascolta tutti e riflette. Riconosce le ragioni degli uni e degli altri ma sa che il tempo sta per finire. Dovrà prendere una decisione. E ancora: è necessario ratificare la decisione all'interno di un ufficio di presidenza ma anche su questo c'è il dilemma. Quando farlo? Prima di un'eventuale telefonata a Renzi o dopo? Si vocifera un appuntamento per martedì ma giorno e ora non trovano conferme ufficiali. Il timore del Cavaliere è che proprio in quell'occasione la fazione degli azzurri anti-Renzi possa fare fuoco e fiamme. In effetti la tensione in Fi sta raggiungendo livelli di guardia. Come disinnescare la bomba? Una strada sarebbe il cosiddetto «lodo Calderoli»: vale a dire inserire una clausola per cui la nuova legge elettorale potrà entrare in vigore solo concluso l'iter costituzionale che porterà ad avere un Senato non più eletto.

In pratica si tratta di consegnare a Renzi una pistola scarica perché priva di proiettili. Il punto è: il premier è disposto ad accettare una clausola che lo lega a palazzo Chigi fino al 2018 o giù di lì? Sono in molti a dubitarne e forse anche lo stesso Cavaliere che di una cosa è certo: il patto del Nazareno non va stracciato. Restano mille dubbi sui termini ma sempre Verdini - al netto dell'ira che lo pervade in questi giorni - si dice ottimista. Insomma, vincerà lui e l'asse tutto toscano pro Renzi. Sconfitti saranno Fitto, Capezzone e i tanti che considerano mortale l'abbraccio al premier. Sconfitti che, tuttavia, si considerano sempre più forti all'interno di Forza Italia e giurano: «Se si va avanti così siamo destinati a crescere sempre di più».

E proprio Fitto, ora, chiede un confronto interno per mettere le carte sul tavolo: «Sulla nuova legge elettorale serve una nostra proposta chiara e chiedo una sede competente per confrontarci - dice garantendo lealtà ma chiarezza - . Abbiamo già iniziato la discussione al nostro interno ma mi auguro che lo si possa fare anche con Berlusconi».

Ma il rischio è l'ennesima drammatica conta.

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