Il giorno dopo il sequestro preventivo scatta la difesa delle banche coinvolte nell'inchiesta sui diamanti. La prima a parlare è stata in tarda mattinata la presidente del Monte dei Paschi (cui sono stati sequestrati 35 milioni), Stefania Bariatti, ricordando che l'istituto senese si è difeso «davanti all'Antitrust e siamo stati sanzionati e non abbiamo impugnato la decisione dell'autorità. Adesso stiamo leggendo le carte, siamo già partiti da mesi con il rimborso, rimborsando al 100% i consumatori. Leggiamo le carte e vediamo cosa ci viene notificato».
Poi è arrivata anche la replica del Banco Bpm cui la Guardia di Finanza ha effettuato un sequestro preventivo da 84,6 milioni. La vicenda, sottolinea un comunicato diffuso dalla banca milanese, riguarda «l'attività di segnalazione a Idb della clientela interessata all'acquisto di diamanti nel periodo che va dal 2003 al 2016 e dunque prima della data della fusione tra Banco Popolare e Bpm». I fatti riguardano, dunque, l'attività dell'istituto veronese poi fuso con la Popolare di Milano. E in particolare alcuni manager o ex del gruppo, tra cui il direttore generale Maurizio Faroni, e la stessa banca per illecito amministrativo. Banco Bpm ricorda inoltre di aver già effettuato nel bilancio 2018 «adeguati accantonamenti necessari a presidiare i rischi potenziali connessi alle vertenze e alle conseguenze di tale accadimento a tutela dei propri clienti, con i quali la banca già da mesi ha in corso la definizione di numerosi casi molti dei quali già risolti». Anche Intesa Sanpaolo sta collaborando con la magistratura per chiarire la correttezza del proprio operato. La banca ha inviato, oltre un anno fa, a tutti i clienti interessati dalla vicenda una lettera in cui dichiarava la propria disponibilità a riacquistare i diamanti allo stesso prezzo pagato originariamente. Ad oggi circa il 60% ha richiesto e ottenuto la rivendita dei diamanti.
In generale, i risparmiatori non ancora in possesso delle pietre acquistate devono entro
l' 8 marzo presentare istanza di restituzione. Tutti i danneggiati, che siano o meno in possesso delle pietre, devono - sempre entro l'8 marzo - valutare se fare comunque istanza di insinuazione al passivo», spiega l'Aduc.
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