Lo schiaffo all'Italia è quello finale, definitivo. La giustizia francese chiude una volta per tutte la porta alla possibilità che i dieci terroristi rifugiati e impuniti oltralpe paghino il debito con la giustizia italiana. Ieri la Cassazione francese ha confermato il rifiuto all'estradizione degli ex terroristi condannati in patria per fatti di sangue degli anni di piombo. «Il mio primo commosso pensiero - interviene il ministro della Giustizia Carlo Nordio - non può che essere rivolto a tutte le vittime di quella sanguinosa stagione e ai loro familiari, che hanno atteso per anni, insieme all'intero Paese, una risposta dalla giustizia francese».
Esulta Enrico Galmozzi, fondatore delle Brigate combattenti di Prima linea e condannato per due omicidi: «Quanto mi fa godere la Cassazione francese...». Il rifiuto della Suprema corte di Parigi ad accogliere il ricorso del procuratore generale Rémy Heitz, che a nome del governo francese si era opposto al no all'estradizione pronunciato il 29 giugno 2022 dalla Chambre de l'Instruction della corte di Appello, era atteso. I dieci militanti di estrema sinistra erano stati arrestati nel 2021 nell'operazione «Ombre rosse». Sono otto uomini, tra cui Giorgio Pietrostefani, condannato per l'omicidio Calabresi, e due donne, le ex Br Marina Petrella e Roberta Cappelli, condannate all'ergastolo tra l'altro per omicidio. «La Corte di cassazione - si legge nel dispositivo - respinge i ricorsi presentati dal procuratore generale presso la Corte d'appello di Parigi contro le decisioni della Corte d'appello, ritenendo che i motivi addotti dai giudici, che discendono dal loro apprezzamento sovrano, sono sufficienti». Concludono i giudici: «Il parere sfavorevole sulle richieste sfavorevoli alle richieste di estradizione è definitivo». Due i motivi della decisione. Il primo è che molti dei rifugiati sono stati giudicati in Italia in loro assenza e quindi non avrebbero avuto la possibilità di difendersi in un nuovo processo. Il secondo è che nei decenni trascorsi in Francia gli ex Br hanno costruito una vita sociale e famigliare stabile e dunque l'estradizione avrebbe violato il loro diritto a una vita privata. I due principi sono stabiliti dagli articoli 8 e 6 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Oltre a Pietrostefani, Petrella e Cappelli godranno della protezione francese Giovanni Alimonti, Enzo Calvitti, Maurizio Di Marzio, Sergio Tornaghi, Narciso Manenti, Luigi Bergamin e Raffaele Ventura. Soddisfatta Irène Terrel, avvocato di sei dei dieci: «È un immenso sollievo - ha dichiarato all'Adnkronos - sono veramente molto emozionata. Questa decisione rappresenta la vittoria del diritto a cui ho sempre creduto contro gli smarrimenti politici. È la consacrazione giudiziaria del diritto di asilo e chiude un capitolo lungo 40 anni». Aggiunge invece Nordio: «Ho vissuto da pm in prima persona quegli anni drammatici. Faccio mie le parole di Mario Calabresi, figlio del commissario ucciso 51 anni fa, nella speranza che chi allora non esitò a uccidere ora senta il bisogno di fare i conti con le proprie responsabilità e abbia il coraggio di contribuire alla verità. L'Italia ha fatto tutto quanto in suo potere, perché fosse rimosso l'ostacolo politico che per decenni ha impedito alla magistratura francese di valutare le nostre richieste». Mentre il ministro della Giustizia francese Eric Dupond-Moretti, che «prende atto» del verdetto, «ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo italiano Nordio per ribadire la piena fiducia nella giustizia italiana e nella qualità della cooperazione Italia-Francia».
Profonda l'amarezza dei parenti delle vittime. «Era un'illusione aspettarsi qualcosa di diverso e (parere personale) vedere in carcere queste persone dopo decenni non ha per noi più senso - spiega Mario Calabresi -. Ma c'è un dettaglio fastidioso e ipocrita: la Cassazione scrive che i rifugiati in Francia si sono costruiti da anni una situazione famigliare stabile (...) e quindi l'estradizione avrebbe provocato un danno sproporzionato al loro diritto a una vita privata e famigliare. Ma pensate al danno sproporzionato che loro hanno fatto uccidendo mariti e padri di famiglia. E questo è ancora più vero perché da parte di nessuno di loro c'è mai stata una parola di ravvedimento, di solidarietà o di riparazione». E Maurizio Campagna, fratello di Andrea, agente della Digos ucciso dai Pac: «Aspettiamo le motivazioni, nella speranza che la giustizia italiana abbia modo di appellarsi. Si tratta di persone che hanno commesso atti gravissimi in Italia e la Francia, che è un Paese vicino, che fa parte dell'Ue, se ne infischia». Il giudice Guido Salvini, che si è occupato dei più importanti processi di terrorismo, sottolinea che la decisione francese «offende le vittime, perché quelli celebrati in Italia sono stati processi equi».
Dura la Lega: «Sconcertante decisione della Cassazione francese. Respingono i bambini immigrati alle frontiere ma coccolano gli assassini brigatisti».
Intanto la Francia non consegnerà neanche Vincenzo
Vecchi, condannato in Italia per le violenze al G8 di Genova 2001: venerdì scorso la Corte d'appello di Lione aveva respinto la richiesta italiana. Il tutto restava in mano alla procura generale che ha rinunciato al ricorso.
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