Così la bufera su Morosini ha oscurato le trame renziane

Il retroscena sulle polemiche al Csm: la bufera sul togato di Magistratura democratica che ha criticato il governo Renzi sul Foglio, ha messo in ombra quella del laico Pd che voleva censurare i magistrati di Lodi per l'arresto del sindaco dem

Così la bufera su Morosini ha oscurato le trame renziane

Roma «Piergiorgio Morosini ti ha fatto un gran favore», diceva un consigliere a Giuseppe Fanfani, nei corridoi di Palazzo de' Marescialli. Perché al Csm la bufera sul togato di Magistratura democratica che ha criticato il governo Renzi sul Foglio, ha messo in ombra quella del laico Pd che voleva censurare i magistrati di Lodi per l'arresto del sindaco dem.

Ora Morosini ha fatto la sua seconda smentita nel merito dell'intervista, ma dopo essere stato «processato» dal plenum, bacchettato pubblicamente dal vicepresidente Legnini in accordo con il Quirinale, dal primo presidente della Cassazione e anche dall'Anm, ha visto scendere in campo contro di lui il Guardasigilli Andrea Orlando, titolare dell'azione disciplinare. Che ha chiesto «chiarimenti» su frasi che «sarebbero in aperto contrasto con lo spirito di leale collaborazione» tra governo e Csm. Probabilmente lunedì il ministro avrà con Legnini un «incontro formale». Fanfani, invece, ha fatto marcia indietro sull'annunciata richiesta di una pratica sulle toghe di Lodi, dopo essere stato bersagliato di critiche e tutto finirà qui.

Chi attacca il Pd renziano rischia di grosso, mentre chi lo difende, anche fuori dal suo ruolo, può star tranquillo?

Eppure, il tentativo di un consigliere di far interferire il Csm su indagini in corso su un esponente del suo partito, sarebbe più grave della manifestazione di una posizione personale critica verso il governo, con un impegno nella campagna per il no al referendum.

«A Morosini - chiede Mario Serio, ex laico del Csm - si rimprovera di aver fatto dichiarazioni politiche o contro il governo? Si chiede il silenzio ai membri del Csm sempre o solo quando criticano Renzi? Come mai i presidenti delle Camere non hanno chiesto chiarimenti sull'iniziativa di Fanfani, laico eletto dal Parlamento? E Orlando su quali presupposti chiede chiarimenti a Legnini su Morosini, quasi ci fosse un vincolo gerarchico? Non è stato spiegato se lo fa come titolare di un potere discrezionale sull'azione disciplinare o come esponente del governo. Non vorrei che ci fossero due pesi e due misure».

Il Pd, intanto, continua ad attaccare Morosini, in testa il presidente Matteo Orfini e il responsabile Giustizia dem, David Ermini, che scrive su Twitter: Smentita non basta. L'espressione legittima delle opinioni è diversa dalla politica attiva #terzietà».

Tutto questo conferma lo scollamento tra Pd e correnti di sinistra. Magistratura democratica, nata storicamente per un «impegno» politico molto vicino al collateralismo, si è schierata contro la riforma e organizza sul territorio la campagna referendaria.

E il leader del Movimento per la Giustizia, Armando Spataro, è nel Comitato del «No». Ieri in una nota il cartello di Area registra la smentita di Morosini, assicura «sobrietà», ma respinge «condizionamenti» esterni al Csm.

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