"Le nostre abitudini vanno cambiate adesso". Con queste parole, ieri sera, Giuseppe Conte ha annunciato la "chiusura" dell'Italia. Il Paese è stato messo "in quarantena" e le misure applicate domenica alla Lombardia e in altre 14 province, sono state estese a tutta la Penisola. Una scelta dolorosa, quella presa dal presidente del Consiglio, che lui stesso ha definito "difficile": "C'è una crescita importante dei contagi e delle persone decedute- aveva spiegato- non abbiamo più tempo". Così, l'Italia è diventata un'unica "zona protetta". Nessuno spostamento consentito, se non in casi necessari, scuole, asili e università chiusi fino al 3 aprile e divieto di assembramenti: queste le misure entrate in vigore da questa mattina.
Secondo quanto riporta Repubblica, il premier avrebbe provato a resistere al pressing di opposizioni e presidenti di Regione che, dal mattino, gli chiedevano di estendere le misure pensate per la Lombardia a tutta l'Italia. "Le misure che sono state prese sono state comunicate come molto dure. Ma non lo sono. Anzi, io credo che, nei prossimi giorni, servirà altro. Il virus sta correndo molto più velocemente dei nostri decreti. Personalmente, credo che ormai tutta Italia debba essere considerata come una zona rossa", aveva scritto Matteo Renzi, che chiedeva di "limitare il contagio", adottando misure stringenti in tutto il Pese: "C'è solo una zona rossa, si chiama Italia. Interveniamo subito".
Sulla stessa linea si era espresso anche il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga: "Ho proposto al Governo che vengano prese delle misure fortissime di contenimento del Coronavirus e uniformi su tutto il territorio nazionale- aveva detto in conferenza stampa- La nostra proposta è quella di assumere misure fortemente più stringenti: meglio che l'Italia diventi zona rossa per un periodo limitato, ma che il problema si affronti e si risolva". Il governatore chiedeva la chiusura di ogni "attività non indispensabile". A dare man forte a Fedriga erano intervenuti anche Vincenzo De Luca, presidente della Campania, che aveva invocato il "pugno di ferro", con la possibilità di chiudere i locali pubblici alle 18, e il governatore pugliese Michele Emiliano, a sostegno di un'unica zona rossa.
Così, dopo il bollettino della protezione civile, che annunciava una crescita di contagi del 25%, rispetto al giorno prima, il presidente del Consiglio si sarebbe convinto ad approvare le misure estese a tutta Italia. A far pensare ad un'azione in questa direzione era stato il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, che nella conferenza della protezione civile aveva detto: "Noi riteniamo che il processo di omogeneizzazione delle regole sia in corso e pensiamo possa essere chiuso in pochissimo tempo".
Concordi nell'approvazione di misure valide per tutta Italia erano anche i rappresentanti del centrodestra, che sostenevano la nomina di un supercommissario per l'emergenza:
"Io dico che bisogna nominare un supercommissario", aveva detto la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, che indica in Guido Bertolaso un possibile candidato, sostenuta da Matteo Salvini e Silvio Berlusconi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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