Così Cuperlo ha dichiarato guerra

Dietro gli appelli alla pace, continue stilettate a Matteo

Così Cuperlo ha dichiarato guerra

Roma Cita Giolitti, Gramsci, De Gasperi, Ingrao e per non farsi mancare nulla pure il film Gioventù bruciata. Gianni Cuperlo nel suo intervento all'assemblea paragona Matteo Renzi a James Dean e Michele Emiliano e gli altri scissionisti al suo avversario nella famosa scena della gara delle macchine. Una corsa che non ha vincitori, avverte Cuperlo, perché o si perde la gara o si finisce nel burrone. L'unico modo per uscirne vivi è scendere dalla macchina, rinunciare allo scontro. Ma a questa ipotesi per la verità non sembra credere neppure lo stesso Cuperlo che intesse un intervento apparentemente tutto teso ad invocare la pace e l'unità ma costellato da tali e tante stilettate rivolte alla gestione di Matteo Renzi da renderlo di fatto più un discorso alla memoria di quello che fu e al rimpianto di quello che avrebbe potuto essere se soltanto ci fosse stato un altro al posto di Renzi alla guida del Pd. E l'idea sottintesa all'inizio dell'intervento di Cuperlo è che la storia sarebbe stata diversa e sicuramente migliore se al timone ci fosse stato proprio lui, Cuperlo. «Se io fossi il segretario», ripete all'inizio più volte definendo «un pericolo enorme» la scissione e invitando dunque tutti «a fermarsi». Le critiche più dure però le riserva al segretario dimissionario che non guarda mai, quasi ne avesse repulsione. «Chi ha guidato questo partito troppo spesso non ha rispettato una parte della sua comunità. - attacca Cuperlo - Per molti quelle parole gufi, slealtà, sono state ragione di umiliazione». Tocca a Renzi adoperarsi per ritrovare le ragioni dell'unità. La rottura danneggerà tutti ma la responsabilità è di uno solo: Renzi, perché «chi ha il timone ha un dovere in più di cercare l'unità caso di scissione». La posta in gioco, avverte, è altissima: «Non la data di un congresso, non la qualità dei legami tra noi, non la distanza su scelte di governo, qui in gioco c'è la possibilità di spezzare il filo della storia della sinistra italiana».

In conclusione l'ultima frecciata.

«Non si guida la sinistra italiana rompendo vincoli e calpestando biografie», avverte Cuperlo. Poi chiede di «restare nel gorgo», ricordando una frase di Pietro Ingrao e invita i «comunisti» a spiegare la citazione a chi non è in grado di capirla. Indovinate a chi alludeva?

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