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Danza sulle macerie di Pd e 5S. Il piano di "invasione" di Salvini

Il leghista si intesta le iniziative del governo. E occupa tutti i temi più scottanti. Così sfrutta la debolezza dei giallorossi

Danza sulle macerie di Pd e 5S. Il piano di "invasione" di Salvini

Chi ha avuto l'ardire di non silenziare la chat di comunicazioni da parte dello staff di Matteo Salvini si può essere fatto un’idea del nuovo corso del Capitano. È sempre stato un leader "loquace", mai parco nelle dichiarazioni, ma da quando la Lega è entrata nel governo Draghi non passa minuto che il leader non dica qualcosa sui più disparati argomenti. Covid, vaccini, turismo, scuola, internet, procure, Sanremo e chi più ne ha più ne metta. Ogni occasione è buona per entrare in azione e dettare un suggerimento a un ministro.

Prendete gli ultimi tre giorni di marzo, per esempio. Lunedì la mattina si apre con un intervento a gamba tesa sul codice degli appalti "da cancellare". Passano un paio di ore e il leader ha già cambiato tema. La Sardegna diventa prima regione bianca d’Italia e lui esulta per il “suo” Solinas: "Giustizia è fatta dopo un'estate a infamare la Regione". Poi arriva il turno di Sanremo ("la musica non è solo dei big"), del porto di Livorno ("bisogna spendere subito i 560 milioni di disponibili per il porto"), la legittima difesa, i taser, gli agenti della penitenziaria sotto accusa ("la parola tortura mi fa arrabbiare, ne parlerò con Cartabia") fino addirittura ai "giostrai in ginocchio".

Non c'è tema che Salvini non tocchi. L'immigrazione ovviamente non manca mai. C'è da tranquillizzare un elettorato, e non pochi dirigenti, che temono un'estate di sbarchi senza la possibilità di incidere sulle scelte di Lamorgese. Certo agli Interni il Carroccio ha piazzato un "falco" del calibro di Nicola Molteni col compito di vigilare sul ministro e "cambiare strategia sui porti spalancati". Ma il Viminale è già in trincea e Draghi potrebbe spostare a Palazzo Chigi i dossier più scottanti, come la trattativa in Europa per riformare Dublino. Così Salvini cerca altre strade. L'indagine sulla Mare Jonio cade come manna dal cielo e il Capitano non si fa sfuggire l'occasione: chiede un incontro al premier e a Lamorgese per "andare fino in fondo alla questione" e intanto prenota un volo per visitare gli hotspot a Lampedusa. L'obiettivo è anche quello di non lasciare a FdI l'esclusiva di certe campagne.

Dalle parti del Nazareno il super-attivismo salviniano era, ed è, visto con preoccupazione. Franco Mirabelli, vice presidente dei senatori dem, l'ha detto preoccupato alla webradio di partito. Al leghista rimprovera di "intestarsi le cose che il governo fa" di buono e al contempo di "cavalcare i problemi che non trovano soluzioni". Ma il monito, più che al nemico-amico di maggioranza, è rivolto allo stesso Pd, il quale - dilaniato dalle lotte intestine - non riesce a tener testa comunicativamente alla Lega. Alla fine senza urlare troppo, Salvini ha già "fatturato" non pochi successi politici. Prima le chiusure comunicate in anticipo. Poi il cambio al vertice della Protezione civile. Infine Domenico Arcuri: messo sulla graticola sin dal 21 febbraio, alla fine Draghi ha fatto calare la ghigliottina. Probabilmente lo avrebbe cacciato a prescindere dall’insistenza leghista, ma l’aver cavalcato per primo quel cavallo ha permesso a Salvini di incassarne i benefici politici. Fonti del partito non mancano di far notare che "la sostituzione del super-commissario di Giuseppe Conte si somma ad altre vittorie portate a casa negli ultimi giorni". Tra queste "l'accelerazione sulla pistola a impulsi elettrici per le forze dell'ordine e impegno per pace fiscale e rottamazione delle cartelle esattoriali".

Salvini sa che l’esperienza di Draghi potrebbe pure rivelarsi a tempo. Qualche mese o un anno, si vedrà. Nel frattempo il "nuovo" Capitano sfrutta tutte le occasioni che si presentano, danzando sulle macerie degli avversari senza però tirare per la giacchetta il premier. Draghi al momento è l'unico che potrebbe metterlo a tacere. Gli altri partiti di maggioranza infatti sono in affanno. Il Pd è dilaniato nella guerriglia tra correnti e impegnato nel più classico dei logoramenti del segretario Zingaretti. Il M5S invece è appeso ai desiderata di Giuseppe Conte, intento a capire cosa vorrà fare da grande. Il risultato è che nei tg i minuti dedicati a grillini e dem vengono occupati dalle beghe interne mentre Salvini discetta sul siero russo Sputnik e incontra i ministri di San Marino. Se poi da Nardella, Bonaccini e Toninelli arrivano pure assist inattesi su codice degli appalti, riaperture e vaccini, allora la strategia leghista si facilita.

E chissà dove porterà.

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